Con la morte di Giorgio Napolitano
"si chiude anche un capitolo tormentato e complesso di questa
storia: dopo Berlusconi, Napolitano, a tre mesi uno dall'altro.
Mi piace immaginare che incontrandosi lassù possano dirsi quello
che non si dissero quaggiù e, placata ogni polemica, possano
chiarirsi e ritrovarsi nella luce". Lo ha detto Gianni Letta,
intervenendo al funerale del presidente emerito della Repubblica
in Aula alla Camera e aggiungendo l'auspicio che "di fronte a un
lutto che definirei repubblicano non ci siano divisioni di
sorta".
Nell'emiciclo poco prima anche il ricoro di Anna Finocchiaro:
"Giorgio Napolitano si iscrive al Pci nel dicembre del '45 e
spiegherà di averlo fatto 'per impulso morale, piuttosto che per
motivazioni ideologiche', che erano ancora confuse e imprecise e
sulla scorta di due ragioni: il Pci è il partito che più ha
combattuto il fascismo; il Pci si mescola al popolo. Proprio
così dice. Due ragioni piane e profonde". L'attuale presidente
della Fondazione Italiadecide racconta ancora dei "tempestosi
scambi di opinioni (io che, più che le tesissime telefonate,
temevo le sue lettere, con scrittura tanto più puntuta e obliqua
quanto più era arrabbiato con me)" e commossa ha aggiunto:
"Posso dire in piena coscienza alla sua famiglia, ai tanti che
come me l'hanno profondamente rispettato e amato, ai suoi
avversari che, anche con gli errori che sono dell'umano, il
presidente Napolitano ha speso la sua vita per l'Italia, e a
essa appartiene la sua memoria". Infine il saluto del
commissario europeo per gli Affari economici e monetari Paolo
Gentiloni: "Salutiamo un grande riformista, per lui l'Europa è
sempre stata la via maestra, questa via, la tua via, cercheremo
di seguirla sempre".
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