FOTO Giorgio Benvenuti
Una sede del Pd a Bologna è stata danneggiata dai manifestanti dei centri sociali che, dopo aver contestato il premier Renzi e il Governo nei pressi del Paladozza, hanno fatto un corteo per le vie del centro. Nella sede in via Galleria è stato rotto un vetro con alcuni oggetti e caschi; i manifestanti hanno lanciato poi alcune uova.
Renzi sfida contestatori,non ci fate paura, noi avanti
Matteo Renzi arriva a Bologna per tirare la volata a Stefano Bonaccini alla presidenza della Regione al termine di un'altra giornata puntellata da contestazioni. Il premier non li teme, anzì dal palco li sfida: "Non ci fate paura, non ci fermiamo", assicura il presidente del consiglio che sferra un nuovo attacco, proprio in Emilia Romagna, ai sindacati e difende le sue riforme. Convinto di "poter rimettere in moto la speranza" contro i "gufi", inclusi quelli che ora prevedono un forte astensionismo a minacciare o offuscare la vittoria nella regione rossa per eccellenza. La speranza contro la rabbia è il dualismo che ancora una volta dopo le europee Renzi mette in campo anche per le regionali. E se il premier lancia simbolicamente l'opa su M5S in Emilia Romagna intervenendo a Parma a fianco del sindaco "dissidente" Pizzarotti, l'attacco è rivolto a Matteo Salvini che punta a usare il test regionale come trampolino nazionale. "Certo - ammette il premier - ci sono un sacco di cose che non vanno ma chi le strumentalizza e cerca lo scontro anche fisico quelle cose le esaspera, chi fa politica le cambia". Pur negando il valore nazionale del test, il segretario Pd è consapevole della spinta che una vittoria in Emilia e in Calabria può dare al governo. E alla determinazione di mandare in porto riforme difficili. Per questo, pure non negando le difficoltà, i dati della disoccupazione e della scarsa crescita, Renzi chiede fiducia "per scrivere una pagina nuova". Una storia nuova che però trova molti oppositori sul percorso del premier. Gli antagonisti in piazza come i sindacati. Ai primi Renzi sfida a continuare a tirare lacrimogeni "ma noi andiamo avanti perchè non è in gioco il destino di uno ma del paese". Con i sindacati è ormai muro contro muro. "Non hanno scioperato contro la Fornero - attacca - ma contro di noi e lo fanno per un motivo politico. Noi vogliamo bene ai sindacati che difendono i lavoratori e non i sindacati che difendono la miriade di sigle, difendiamo il lavoro e non i professionisti della burocrazia". Anche perchè per il leader Pd, il jobs act "è la più grande riforma di sinistra che esista" che dà e non toglie diritti. "Se diciamo che le tutele dell'art.18 - rilancia - sono poco più che un totem ideologico non lo diciamo per abbandonare al loro destino i lavoratori licenziati ma perché quella tutela non garantisce chi perde il lavoro ma il sistema di welfare". A chi, anche gli elettori Pd, è contrario, il premier invita a discutere insieme "nel merito". Così come, lodando Bonaccini, esalta il valore delle relazioni umane in politica "altrimenti non è politica". Un voto che serve al paese. "Non andate a votare per Bonaccini - chiede il premier - votando per lui votate per voi. E date l'occasione alla vostra Regione di tornare a essere leader in Italia e in Europa". L'obiettivo del leader Pd è l'en plein alle regioni. Nella speranza di ripetere il successo delle europee. "Poi diranno: 'e però l'astensione'...vedrete comunque vada, anche se vinciamo, non saranno mai contenti", scherza e incrocia le dita Renzi.
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