Dopo giorni di attesa, si sblocca la situazione per i circa ottanta italiani rimasti intrappolati dal 23 gennaio a Wuhan dopo che le autorità cinesi hanno deciso di blindare in entrata e in uscita la città da dove si è propagata l'epidemia di coronavirus. La maggior parte dei connazionali, una settantina, rientrerà lunedì in Italia con un aereo militare. Alcuni di loro tuttavia hanno scelto di rimanere a Wuhan, per non allontanarsi dai propri familiari cinesi. Per chi torna, da lunedì inizierà la seconda parte dell'odissea, la quarantena per assicurarsi che non ci sia la malattia in incubazione. "Nessuno di loro è stato al momento contagiato dal virus", ha assicurato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
E' stato lui, dopo essersi collegato in teleconferenza con l'ambasciatore italiano in Cina Luca Ferrari dalla sala dell'Unità di Crisi, a dare l'annuncio del via libera al rientro. Nei giorni scorsi l'organizzazione del trasferimento aereo era stata rallentata dalle trattative con le autorità cinesi. Intanto anche altri Paesi hanno iniziato a riportare in patria i propri cittadini. I primi sono stati Giappone e Stati Uniti qualche giorno fa.
Poi è stato il turno, tra gli altri, di francesi, britannici e tedeschi. Il volo italiano atterrerà nell'aeroporto militare di Pratica di Mare. Da lì i connazionali saranno immediatamente trasferiti in una struttura per far partire il protocollo sanitario, una quarantena destinata con ogni probabilità a durare 14 giorni, come negli altri Paesi che hanno riportato a casa i loro cittadini. Due settimane è il periodo in cui si stima avvenga l'incubazione del coronavirus. Il luogo preciso dove saranno fatti alloggiare non è stato ancora annunciato ufficialmente ma dovrebbe trattarsi di una caserma dentro il complesso della Cecchignola, alla periferia sud di Roma. Oltre a rimpatriare gli italiani l'aereo servirà anche a trasportare materiale sanitario da lasciare in Cina per aiutare i medici locali a fronteggiare l'emergenza. Oltre agli 80 italiani bloccati nella zona di Wuhan, sono 11 mila i connazionali che si trovano complessivamente nel Paese asiatico in questo momento.
Di questi, sono già 500 quelli che hanno chiesto assistenza all'Italia per poter rientrare in patria. Per agevolare le procedure, dopo la decisione del governo di interrompere i voli da e verso la Cina, Di Maio ha annunciato il varo di un'Unità Operativa speciale. La coordinerà l'Unità di Crisi della Farnesina e vedrà coinvolti i ministeri della Salute, delle Infrastrutture e l'Ente Nazionale per l'Aviazione Civile. Compito di questa struttura, oltre che far tornare gli italiani che vogliono rientrare, sarà anche assistere i cinesi temporaneamente in Italia che vogliono tornare in Cina e gestire il traffico delle merci con il Paese asiatico.
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