Preoccupa l'incidenza del Covid in
provincia di Perugia, tanto che non viene esclusa l'eventualità
di una variante locale del virus. Nella settimana dal 18 al 24
gennaio, la provincia di Terni ha una incidenza di nuovi casi
per 100 mila abitanti bassa (69,81), mentre in quella di Perugia
l'incidenza è nettamente più alta (234,11). Per una media umbra
di 191,92. E l'allargamento della forbice tra la provincia di
Terni e quella di Perugia, con alcuni comuni che hanno incidenze
anche molto al di sopra della soglia di 250, sta portando la
Regione a fare analisi "per affrontare valutazioni su interventi
puntuali e localizzati in alcune aree - ha sottolineato
l'assessore alla sanità, Luca Coletto - per non costringere
tutta la regione a rischiare l'inserimento nella zona rossa".
Situazione "preoccupante" in Umbria anche per i focolai nelle
Rsa e strutture residenziali protette, con tre nuovi cluster
epidemici in più in una settimana. Dal 20 al 27 gennaio la
regione è passata da 101 strutture con casi e cluster a 104. Gli
attualmente positivi sono 297 (+34 rispetto alla settimana
precedente), di cui 166 ospiti (+7) e 131 operatori (+27). I
decessi sono saliti a 115 (+12).
Per quanto riguarda i dati di oggi, sono 369 i nuovi casi di
positività accertati nelle ultime 24 ore in Umbria.
I guariti - secondo i dati aggiornati della Regione - sono 191
(29.131 in tutto), i morti quattro (760). In aumento i ricoveri
(sono 392, otto in più di ieri) e i posti occupati nelle terapie
intensive: 54, quattro in più.
In merito ai vaccini, dalla Regione si dicono "tranquilli"
per le seconde dosi da inoculare entro febbraio. E allo stesso
tempo per cominciare con gli ultraottantenni già dopo l'8
febbraio. "Dobbiamo concordare con i medici di medicina generale
come selezionare le priorità" ha affermato il direttore
regionale alla Salute Claudio Dario che ha poi sottolineato che
"il vero problema è l'arrivo dei vaccini e la possibilità di
pianificarne la gestione".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA