(ANSA) - PERUGIA, 19 APR - "Il giornalista avrà sempre la
meglio sull'intelligenza artificiale": a sostenerlo sono Carola
Frediani di Guerre di Rete e Vincenzo Tiani dello studio legale
Panetta, i relatori del panel 'Intelligenza artificiale e
(dis)informazione', uno dei primi appuntamenti del Festival del
giornalismo che si è aperto a Perugia.
"L'intelligenza artificiale - spiega Frediani all'ANSA - può
avere un senso per una produttività e per compiti di basso
livello. Invece la progettazione, la creatività, la capacità
investigativa e il pensiero critico rimangono per forza di cosa
in capo al giornalista umano". "Anche perché ai lettori e utenti
che siano, credo poco interessi cosa possa pensare
l'intelligenza artificiale in merito a una notizia", evidenzia
Tiani. Entrambi concordano sul fatto che l'intelligenza
artificiale può diventare "uno dei tanti strumenti che vengono
utilizzati nelle redazioni, ma importante è che il tutto avvenga
con trasparenza".
Ma i due relatori sono soprattutto d'accordo nell'evidenziare
i pericoli che l'intelligenza artificiale può causare
all'informazione, facendola diventare disinformazione e citano
esempi noti come le foto dei finti funerali di Berlusconi o di
Trump in carcere. "In pochi minuti o secondi si possono creare
notizie che, se non verificate, possono invadere i media. È
quindi fondamentale - spiegano i relatori - che i media
conservino la loro capacità e autorevolezza di identificare una
notizia, verificarla e quindi essere certi di dare ai lettori e
alle persone notizie che siano reali". (ANSA).