É tornata in un'aula di un tribunale italiano 13 anni dopo l'ultima volta. E davanti alla Corte d'assise d'appello di Firenze Amanda Knox ha tentato una nuova, accorata, difesa per liberarsi dell'ultima macchia giudiziaria che le è rimasta dopo l'omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher, avvenuto a Perugia nel novembre del 2007 e per il quale è stata definitivamente assolta quattro anni dopo: la condanna per calunnia nei confronti di Patrick Lumumba per averlo coinvolto nelle indagini sul delitto, dal quale è però risultato totalmente estraneo e prosciolto.
"Lui si prese cura di me, mi consolò dopo la perdita della mia amica. Mi dispiace che lui abbia sofferto ma non l'ho mai calunniato" ha detto Amanda in aula. E invece un memoriale scritto in inglese prima di essere portata in carcere è stato sufficiente ai giudici toscani per ritenerla responsabile di averlo accusato "consapevole della sua innocenza", come prevede il reato. Confermata, dunque, la condanna a 3 anni di reclusione, già comunque scontati avendone passati quasi quattro in cella tra l'arresto e la scarcerazione.
Alla lettura della sentenza l'americana è scoppiata in lacrime. "Sono delusa, non me lo aspettavo" ha detto ai suoi difensori, Carlo Dalla Vedova e Luca Luparia Donati che le erano accanto. Poi via, con il marito Chris Robinson. Senza fare commenti con i tanti giornalisti e cineoperatori arrivati a Firenze dagli Sati Uniti e dall'Inghilterra, il Paese della Kercher. "Pensava di mettere un punto fermo" hanno commentato i suoi legali. Che si preparano a un nuovo ricorso in Cassazione. La giornalista e scrittrice di Seattle era arrivata a Firenze dagli Usa carica di speranze. Per "scagionare" il suo "nome una volta per tutte dalle false accuse" aveva scritto sui social. "
Knox non è una vittima ma una calunniatrice" il commento dell'avvocato Carlo Pacelli, legale di parte civile per Lumumba.
"Rimane aperta la domanda fondamentale. Per chi e per cosa ha calunniato?" ha detto invece dell'avvocato Francesco Maresca, legale della famiglia Kercher.
Il nuovo processo per calunnia è stato disposto dalla Cassazione che, accogliendo il ricorso dei sui legali, ha annullato la condanna dopo la pronuncia della Corte europea dei diritti dell'uomo sulla violazione delle garanzie della difesa.
Minata "in radice" la possibilità di utilizzare quale corpo del reato le dichiarazioni rese la notte del 6 novembre del 2007, quando venne poi fermata, e che chiamavano in causa Lumumba, è rimasto dunque solo il memoriale "non compresso" scritto, in inglese, prima di essere portata in carcere. Rimesso alla valutazione della Corte di Firenze per dire "se contenga effettivamente dichiarazioni accusatorie nei confronti di Lumumba formulate nella consapevolezza della sua innocenza".
Nello scritto Knox sosteneva di "dubitare fortemente" delle sue dichiarazioni precedenti, "fatte in uno stato di choc, stress e profonda prostrazione". Parlò di flash e di "immagini sfocate", di un "sogno". "E non sono sicura che si tratti di eventi effettivamente accaduti" aveva scritto.
Knox ha parlato in italiano alla Corte facendo dichiarazioni spontanee. "Chiedo umilmente di dichiararmi innocente" le sue parole. "Non potevo essere testimone contro Patrick - ha ribadito - perché non sapevo chi era l'assassino". L'americana ha sostenuto di averlo detto anche agli investigatori che però "erano troppo occupati ad arrestare un innocente e a dire alle telecamere che il caso era chiuso". E ha ribadito di "non essersi mai sentita così vulnerabile" come in quel momento.
Ma per Lumumba la sentenza "è giusta e meritata". "È vero, eravamo amici con Amanda, - ha sottolineato - ma non si pugnalano gli amici nelle spalle, e invece Amanda mi ha pugnalato".
"Lo ha fatto - ha concluso - e non mi ha chiesto scusa".
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