Il capogruppo della Lega Valerio
Mancini, presidente della Commissione agricoltura, promotore
dell'audizione svoltasi il 19 luglio, alla presenza dei
rappresentanti del Servizio prevenzione animale Asl 1 e 2, dei
delegati di Cia, Confagricoltura e Coldiretti, dell'Associazione
Difesa agricoltori allevatori italiani (Daai), del direttore
associazione regionale Allevatori Umbria Ara e dell'Associazione
Allevatori dell'Umbria e delle Marche, esprime "totale
disappunto in merito all'applicazione di norme che in primis
vengono dall'Europa, come tante altre che non aiutano
l'agricoltura italiana, ma che il Governo nazionale sta
applicando in maniera ancora più restrittiva".
Nel caso delle norme europee sull'identificazione dei bovini
recepite con decreto legislativo 134 del 2022, tra i molteplici
metodi che lo stesso regolamento europeo consente - ricorda
Mancini in una nota - è stato autorizzato solo quello del bolo
endoruminale, in aggiunta al marchio auricolare convenzionale.
"Delle criticità di tale metodo - spiega Mancini - ho preso
direttamente conoscenza dagli allevatori umbri durante le tante
visite fatte nei territori in questi mesi. In particolare tale
sistema, vista l'invasiva modalità di inserimento nell'apparato
dirigente (secondo stomaco) presenta rischi per l'animale, ma
anche per gli operatori dell'azienda agricola che devono
effettuare tale difficile operazione su vitelli che pesano già
due quintali, tra l'altro alla presenza di bovini adulti. Questa
procedura - sottolinea l'esponente della Lega - appare
sproporzionata rispetto alla disponibilità di altre tecnologie
già individuate dal regolamento europeo, come il transponder
iniettabile, già utilizzato per i cavalli. O del tatuaggio, ad
oggi previsto solo per gli ovini. Oltretutto i rappresentanti
convenuti hanno evidenziato l'imprecisione in alcuni casi del
metodo del bolo endorumininale per interferenze
elettromagnetiche, nonostante l'elevato costo di gestione per
l'azienda. In più, il bolo in ceramica che contiene il
transponder una volta terminato il ciclo di vita dell'animale
deve essere smaltito come un rifiuto speciale, aggravando
ulteriormente incombenze e costi a carico dell'azienda agricola.
Un altro aspetto - ricorda il presidente Mancini - è quello
delle eventuali sanzioni, che appaiono vessatorie, anche alla
luce del fatto che tali capi vivono in stato di libertà in
territori molto ampi, con sanzioni amministrative pecuniarie da
150 a 1.500 euro a capo qualora vengano superati i termini
perentori di 60 giorni dalla nascita dell'animale".
Alla luce di quanto appreso e di quanto dichiarato dai
soggetti auditi il presidente Mancini annuncia il deposito di
una interrogazione ulteriormente conoscitiva e di una mozione
che impegni la Giunta a intervenire presso il Ministero della
Salute e il Governo, affinché si riveda la disciplina della
materia, consentendo l'utilizzo di dispositivi alternativi al
bolo endoruminale già previsti dal regolamento europeo
2019/2035.
"La burocrazia - conclude il presidente Mancini - deve
sostenere i nostri allevatori che garantiscono prodotti di
grandi qualità organolettiche, preservando il territorio anche
dal punto di vista idrogeologico e limitando il rischio dello
spopolamento delle nostre montagne e non frenarne lo sviluppo".
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