"La posizione del Partito
Democratico sul tema dei rifiuti è nota e condivisa: per noi
serve inquadrare la questione nel contesto ambientale generale,
drammaticamente segnato dall'emergenza climatico ambientale e
dalla necessità di sviluppo sostenibile": lo dichiara Tommaso
Bori, consigliere e segretario regionale Pd.
"Risulta, innanzitutto, fuori dalla storia il fatto che
mentre in Europa si rivedono gli obiettivi di riduzione delle
emissioni climalteranti al 90% entro il 2040, la destra che
governa la Regione - evidenzia Bori in una nota della Regione -
pensi solo a bruciare rifiuti come unica via per chiudere il
ciclo. Con l'aggravante di aver immaginato un inceneritore
sovradimensionato rispetto alle reali quantità di rifiuti
prodotti in Umbria, costringendoci ad importarne da fuori
regione per bruciarli nel nostro territorio. Quantità destinate,
per giunta, a diminuire nel tempo in virtù sia della tendenza
demografiche, che per le nuove politiche di riduzione del
packaging ed incentivazione all'uso di materiali ecosostenibili.
Per questi motivi la soluzione dell'inceneritore in Umbria,
proposta e approvata dalla destra con il nostro voto fortemente
contrario, ci pare tutt'altro che ben ponderata. Considerando,
inoltre, che esistono già impianti alimentati da combustibili
derivati dalla lavorazione dei rifiuti, già si brucia pulper da
cartiera a Terni e css derivato da rifiuti urbani a Gubbio.
Altro che cuore verde d'Italia, rischiamo di diventare il
polmone nero d'Europa".
"Servirebbe, invece, un nuovo approccio - prosegue il
consigliere di opposizione - puntando alla circolarità e al
superamento discariche e inceneritori, cambiando le modalità di
produzione e di consumo investendo sul riciclo e riuso. Il nuovo
Piano dei Rifiuti promosso dalla destra non ha visto la
partecipazione delle forze economiche, sociali e associative, se
non nell'ultima fase dell'iter. A cose fatte. Incontrando per
giunta il parere negativo della Provincia di Perugia, grazie
alla nostra maggioranza. Siamo, quindi, di fronte ad un atto che
liquida la chiusura del ciclo adottando la scelta più comoda e
antiquata, l'incenerimento, con un costoso camino da 200 milioni
di euro che sarà localizzato laddove il privato intenderà
costruirlo, anziché affrontare il punto nevralgico del
riutilizzo dei rifiuti approntando una strategia utile a
concludere tale ciclo. Sarebbe stato più utile trovare soluzioni
tese ad aumentare la pratica della raccolta differenziata,
specie in quei comuni che ad oggi sono molto indietro che
coincidono, di fatto, solo con amministrazioni di destra.
Nessuno sforzo è stato compiuto per immaginare un sistema ancora
più efficace di raccolta e riciclo".
"Serve, al contrario, un'ottica di innovazione e utilizzo
delle nuove tecnologie evitando di appesantire quei territori
già fortemente impattati sotto il profilo ambientale. È
necessario - conclude Tommaso Bori - applicare una visione di
interregionalismo, anche nella gestione dei rifiuti e nella
condivisione degli impianti già realizzati fuori Umbria,
guardando anche alle opzioni che sono state scelte dalle regioni
più virtuose. La destra ha dimostrato ancora una volta che non
ha in testa nessuna idea in linea con i principi della
transizione ecologica, né tanto meno ha sentito la necessità di
coinvolgere le comunità locali. Per noi invece sarà prioritario
riconsiderare queste che riteniamo essere state delle scelte
sbagliate e non partecipate, sia sotto il profilo ambientale che
economico".
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