Undici giorni di trattamento intensivo nel reparto di rianimazione dell'ospedale di Treviso hanno potuto soltanto prolungare la sopravvivenza ed alimentare qualche fragile speranza. Nulla di più: Francesco Favaretto, 22 anni, è morto questa mattina per le gravissime ferite riportate in un pestaggio di cui era rimasto vittima la sera del 12 dicembre scorso, in pieno centro storico cittadino, al quale avevano preso parte attivamente dieci giovanissimi di cui sei minorenni.
Tre di loro, fra cui un 16enne, sono ora in carcere con un'accusa passata al livello più pesante, cioè omicidio volontario in concorso, senza escludere la possibilità che possa essere contestata anche la premeditazione.
Alla base dell'agguato mortale, compiuto sia a mani nude sia con l'uso di un coltello e di una bottiglia infranta con cui è stata probabilmente provocata la ferita più profonda, c'è un contenzioso connesso agli stupefacenti. Di questo sono ormai certi gli investigatori della squadra mobile che hanno condotto le indagini con il coordinamento della Procura della Repubblica di Treviso e, relativamente ai minorenni, la magistratura dedicata di Venezia.
Droga intesa sia come movente, cioè alla base dell'alterco sfociato nell'assassinio, sia come stimolante che ha messo fuori controllo il branco privando i suoi componenti della consapevolezza di quanto stavano compiendo.
Molti fra gli indagati avrebbero infatti ammesso di aver assunto poco prima sostanze con effetti psicotropi, soprattutto ketamina, e di riconoscere nella vittima uno dei loro fornitori.
La sera dell'aggressione, tuttavia, pare fosse in gioco un robusto quantitativo di hashish che, per ragioni da chiarire, Favaretto non avrebbe voluto consegnare.
Rincorso lungo il dedalo di strette vie della città, il ragazzo era stato alla fine bloccato in una piazzetta tra le automobili in sosta e qui picchiato a più riprese da elementi di entrambi i sessi. Quindi accoltellato e infine lesionato in profondità con cocci di bottiglia che avrebbero reciso importanti vasi sanguigni. Il ragazzo era poi stato privato di quanto aveva con sé, compreso un cellulare ritrovato pochi giorni fa dai sommozzatori nelle acque del fiume Sile dove era stato gettato dagli aggressori in fuga.
Nonostante l'intervento pressoché immediato dei sanitari, il sangue perso nel frattempo dal ragazzo è stato evidentemente eccessivo, così come troppo violenti sono risultati i traumi ricevuti, soprattutto al capo.
Oggi il questore, Alessandra Simone, incontrando i giornalisti per i saluti di fine anno, non ha esitato nel parlare di una "deriva" di certe fasce di popolazione giovanile, invitando le varie componenti sociali ad affrontare il tema "in rete perché i giovani vanno recuperati. Il problema dei giovani, sia delle ragazze che dei ragazzi - ha aggiunto Simone - ci deve preoccupare a 360 gradi".
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