Non sarà una Pasqua risolutiva per la formazione del Governo. E' evidente che Luigi Di Maio e Matteo Salvini hanno calzato l'elmetto posizionando le loro truppe in due trincee vicine, ma dalle quali si spara evidentemente a salve. Ormai è chiaro che i due leader vogliono l'intesa ma ci sono quattro ostacoli da rimuovere e certamente non basterà il primo giro di consultazioni che Sergio Mattarella avvierà mercoledì prossimo:
1) la premiership, che sia Salvini che Di Maio rivendicano, anzi per ora pretendono
2) la distanza sui programmi dove però sono in corso prove tecniche di avvicinamento (anche oggi il segretario della Lega ha aperto al reddito di cittadinanza)
3) il ruolo di un Silvio Berlusconi tornato pimpante come conferma la volontà di guidare personalmente la delegazione di Forza Italia al Quirinale
4) "last but not least" le elezioni regionali che si avvicinano di gran carriera e sulle quali Salvini punta molto
L'attesa per le regionali in Molise (22 aprile) e, soprattutto, per quelle in Friuli potrebbe rallentare la chiusura di un accordo perchè da quel risultato ci potrebbero essere ulteriori conferme della volontà politica degli elettori. "Tra qualche giorno si vota nelle regionali: una bella vittoria del centrodestra lancerebbe un bel segnale al Quirinale, vorrebbe dire che in Italia c'è voglia di un cambio", ha sottolineato Salvini da Ischia dove sta passando le vacanze senza minimamente interrompere il suo attivismo mediatico. Una dichiarazione che conferma come lo stesso Salvini abbia in mente tempi lunghi per la soluzione della crisi. Sottolineatura che è ben presente al Quirinale dove ci si prepara a un lungo ascolto proprio sulla base di difficoltà che sembrano superabili con un po' di buona volontà. Buona volontà che Salvini e Di Maio dovranno dimostrare sul primo punto citato, la premiership.
Sono i numeri a bloccare la forza dei due giovani vincitori delle elezioni: Di Maio è alla guida del partito che ha stravinto le elezioni e ha immesso in Parlamento ben 226 deputati alla Camera e 112 al Senato; Salvini guida la coalizione di centrodestra, numericamente più pesante. Ma come Lega rappresenta quasi la metà dei parlamentari 5 stelle. Sembra evidente che nessuno dei due voglia rinunciare ad ottenere l'incarico da Mattarella ma sembra anche probabile che il presidente non darà un incarico a chi non è in grado di dimostrare di avere una maggioranza parlamentare.
E allora? Si fa strada sempre più l'ipotesi di una figura terza in grado di unire e non ledere l'orgoglio nè di Salvini nè di Di Maio. In questa prima variabile si inserisce poi dirompente il ruolo di Silvio Berlusconi: Salvini è forte con i voti di Forza Italia e Di Maio ha difficoltà a far accettare alla sua base anche un ruolo marginale del Cavaliere nel Governo. Servirà tempo. Molto tempo. Forse addirittura oltre le regionali del Friuli Venezia Giulia del 29 aprile dove, è bene ricordarlo, è in corsa Massimiliano Fedriga, leghista fedelissimo a Salvini che lo ha lanciato rottamando il forzista Renzo Tondo.