"Il presidente della Repubblica svolge un ruolo di garanzia che non può subire imposizione". Parole di pietra quelle di Sergio Mattarella al termine di una giornata nervosissima nella quale ha provato fino all'ultimo secondo a varare un governo Lega-M5s, proponendo mille varianti a Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Anche quella di proporre il braccio destro di Salvini, Giancarlo Giorgetti, al posto di Paolo Savona all'Economia. Ma aveva scelto di non mandare comunque alle Camere Giuseppe Conte come pure il professore di diritto privato gli aveva chiesto al termine del colloquio che ha sancito la resa.
Una decisione presa, come è nel suo stile, dopo un'attenta meditazione, consapevole che sarebbe partito immediatamente un fuoco di fila di attacchi personali. Sergio Mattarella ha preferito prendersi la croce piuttosto che derogare dai suoi principi, da quelli della carta costituzionale. Oggi era in gioco addirittura qualcosa di più della nascita di un Governo. Si è messo in discussione l'istituzione stessa di "garanzia" della presidenza della Repubblica.
E non sbagliava il capo dello Stato se immediatamente dopo le sue comunicazioni Fratelli d'Italia e Movimento Cinque stelle hanno tirato fuori l'artiglieria pesante: valutiamo l'impeachment, hanno fatto sapere confermando la gravità di una crisi istituzionale senza precedenti per la Repubblica. Il Quirinale non commenta la richiesta di impeachment, quasi fosse prevista anche quest'arma finale, ma rovescia la narrazione che Di Maio e Salvini snocciolano da ore attraverso dirette facebook sempre più incendiarie. In Costituzione non esistono veti, si premette. Abbiamo favorito in tutti i modi il governo giallo-verde, li abbiamo aspettati per mesi, abbiamo sin dall'inizio detto di sì a ministeri per i loro leader.
E invece oggi ci hanno portato non un irrigidimento ma addirittura un muro. Anche Giorgetti all'Economia non è andato bene e, si osserva, non si capisce come mai. Forse il loro esponente di punta non aveva la grinta necessaria che invece esprimeva Savona? Troppi erano i rischi per i soldi degli italiani, troppe le incertezza che si stavano concentrando sulla figura di Savona e troppi gli attacchi sulla figura e il ruolo del presidente della Repubblica. "L'Incertezza della nostra posizione nell'Euro ha posto in allarme investitori italiani e stranieri che hanno investito in titoli e aziende.
L' aumento dello spread aumenta debito e riduce la possibilità di spese in campo sociale. Questo brucia risorse e risparmi delle aziende e prefigura rischi per le famiglie e cittadini italiani", spiega Mattarella visibilmente provato per quella che inevitabilmente è una sconfitta. Ma l'allarme tenuta del sistema-Italia era troppo forte e il capo dello Stato ha preferito muoversi velocissimo: procederà con il suo Governo e già domani - ha fatto sapere a borse ancora chiuse - aspetta al Quirinale Carlo Cottarelli. Mister "spending review" guiderà quindi il governo del presidente che ormai molto probabilmente sarà un governo elettorale. Già si guarda alle urne a fine settembre o ai primi di ottobre.