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ANSAcom - In collaborazione con Università Cattolica di Roma
Terapia genica, terapia cellulare e dei tessuti: sono solo alcune delle terapie avanzate (ATMP), medicinali biologici innovativi che contengono materiale genetico o cellule staminali sottoposte a un processo biotecnologico realizzato in laboratori altamente specializzati. Si stima che oltre 500.000 pazienti a livello globale saranno trattati con queste terapie entro il 2030. Si tratta di cure costose, che si aggirano tra 1 milione e 3 milioni di euro per terapia che di certo avranno un impatto sulla spesa del Servizio Sanitario Nazionale. È dunque indispensabile un cambio di paradigma nella contabilizzazione di alcune spese sanitarie per far fronte a questa rivoluzione terapeutica. E’ necessario un fondo dedicato a queste terapie con diversa contabilizzazione che consenta la rateizzazione del pagamento delle terapie, valorizzandone l’elemento di investimento per il sistema nel suo complesso. È la proposta resa nota nel corso dell’incontro “La valutazione della spesa per le Terapie Avanzate” presso l’Università Cattolica di Roma. La proposta nasce dallo studio condotto dall’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari (ALTEMS) dell’Università Cattolica, diretta dal Professor Giuseppe Arbia, in collaborazione con LS Cube Studio Legale. Durante l’incontro sono stati presentati i risultati della prima pubblicazione a livello europeo che affronta la tematica in modo così dettagliato. Nel documento, per la prima volta, viene effettuata una analisi economica e contabile delle terapie avanzate, delineandone i tratti distintivi e unici rispetto ai farmaci tradizionali, che ne impongono un approccio sistemico completamente diverso. “Il settore farmaceutico sta attraversando importanti cambiamenti – sottolinea il professor Arbia - è in arrivo una rivoluzione terapeutica per quei pazienti che non hanno ancora opzioni di cura; tecnologie completamente diverse dalla medicina tradizionale, con costi frontali per i SSN molto elevati e significativi benefici futuri sia clinici, sia sociali per pazienti con bisogni di cura insoddisfatti”. “Serve dunque ripensare nuovi modelli di sostenibilità – prosegue - affinché tutti i pazienti destinatari potenziali di queste terapie dal valore altamente innovativo, e in alcuni casi salva-vita, possano avere accesso ad esse”.
ANSAcom - In collaborazione con Università Cattolica di Roma
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