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Fim Cisl, Torino e Pomigliano spingono volumi di Stellantis

'Dal governo Meloni nessun fatto concreto per il settore'

(ANSA) - TORINO, 07 APR - Torna ad aumentare la produzione di Stellantis nei primi tre mesi del 2023, grazie soprattutto al contributo del Polo produttivo di Torino con la 500 elettrica e di Pomigliano con l'Alfa Romeo Tonale, ma anche di Cassino con il Maserati Grecale. Emerge dal Report della Fim Cisl, illustrato a Torino dal segretario nazionale Ferdinando Uliano.
    I dati della produzione di Stellantis nei primi tre mesi del 2023 segnano un'inversione di tendenza rispetto al primo trimestre del 2022, con un incremento del 4,8% (tra auto e furgoni commerciali 188.910 unità prodotte). La produzione di auto registra un +11,9% (138.210), quella dei veicoli commerciali un calo del 10,6% (circa 6.000 in meno) dovuto - spiega la Fim - allo stop produttivo per la mancanza di materiali. Se il confronto si fa con il periodo pre-covid, quindi con il 2019, per le auto si riscontra una crescita di quasi 2.000 unità (+1,4%), mentre i veicoli commerciali (-29%) trascinano in negativo la produzione complessiva. "La situazione sul fronte forniture - ha detto Uliano - sembra in miglioramento e, con i lanci produttivi a pieno regime, potrebbe portare le produzioni ai livelli del periodo pre-covid".
    Uliano critica il governo Meloni: "Sono passati più di 5 mesi dall'insediamento - dice - e ancora non si è provveduto ad utilizzare le risorse stanziate nel Fondo specifico dell'automotive per favorire la trasformazione del settore. Si stanno finanziando unicamente gli incentivi alla domanda, indispensabili per promuovere l'acquisto di veicoli con un costo superiore del 50% (650 milioni per tre anni dal 2022), ma non devono sottrarre risorse per la reindustrializzazione indispensabile per evitare la perdita di oltre 75.000 posti di lavoro nel comparto auto a seguito del cambio delle motorizzazioni. Secondo Uliano, "il Governo deve essere consapevole che senza un piano per la transizione industriale attivabile immediatamente, il rischio licenziamento e desertificazione industriale diventa certezza".. (ANSA).
   

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