"Obiettivi ed esigenze sono chiari, ci serve un accordo universale sul clima". Con queste parole il ministro degli Esteri francese e presidente della Cop 21, Laurent Fabius, ha aperto la fase ministeriale della Conferenza sul Clima, definendola "la settimana della speranza". I 147 leader che hanno aperto la Conferenza, ha sottolineato, "ci hanno dato un mandato chiaro: bisogna riuscire", fornendo "un impulso politico forte e senza precedenti". "Il tempo delle decisioni è arrivato, su questo tema essenziale e anche esistenziale che è il cambiamento climatico - ha aggiunto - voi siete responsabili politici, il che vuol dire etimologicamente che siete tenuti a portare risposte. Spero che grazie a voi sia trovato l'impulso per dare risposte alle questioni politiche che restano aperte". L'accordo, ha aggiunto, dev'essere raggiunto entro venerdì, ma "questo significa che in realtà dobbiamo finire giovedì", per consentire revisioni tecniche e giuridiche e traduzioni. "Conto sul vostro impegno in questo senso, possiamo e dobbiamo riuscire", ha concluso.
Galletti, settimana decisiva
"Da questa settimana ci si attendono passi risolutivi per arrivare a un accordo che sia il più virtuoso possibile. Questo è l'impegno dei ministri che iniziano i lavori questa mattina su un testo oggetto di tantissimi approfondimenti tecnici. Si entra nel vivo, è la settimana decisiva" ha detto il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti, intervenuto a Uno Mattina su Rai1 in collegamento da Parigi. Decarbonizzazione e aumento della temperatura media entro i due gradi rispetto al periodo preindustriale sono "due obiettivi irrinunciabili, indispensabili, cuore dell'accordo" che si deve raggiungere a Parigi ha aggiunto intervistato da RaiNews24. "Non ci possiamo permettere di fallire, saranno sei giorni intensi" ha detto ancora Galletti ricordando che l'Italia è impegnata con 4 miliardi di dollari "che spenderemo tra il 2015 e il 2020" previsti da normativa vigente, fondi per la cooperazione e proventi dalle aste "già disponibili" e che a suo avviso "dovremmo aumentarli". "Ci vuole grande solidarietà da parte dei Paesi industrializzati per aiutare gli altri a non commettere i nostri errori. Ciò vuol dire esportare tecnologia e aiutarli finanziariamente - osserva Galletti - è un grande segnale di tutti i Paesi industrializzati, un'operazione necessaria di responsabilità e di restituzione''. ''Il nostro Paese - spiega il ministro - si presenta a Parigi con le carte in regola, forte di un accordo europeo virtuoso. L'Italia e l'Ue sono un punto di riferimento per le trattative in corso. Ormai c'è la consapevolezza - conclude - che non ci può essere sviluppo senza salvaguardia dell'ambiente: anche i cinesi se ne stanno rendendo conto, visto che per esempio lo smog è un problema per loro''.
Ban a ministri, tradurre parole in accordo forte
"Il vostro compito è di tradurre questa storica chiamata all'azione dei leader politici in un accordo sul clima sostenibile, dinamico, credibile e giusto" ha affermato il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, in apertura della fase ministeriale dei lavori della Cop 21. "Fuori dalle sale in cui trattiamo, c'è una mobilitazione globale che chiede un accordo forte e universale - ha aggiunto - centinaia di sindaci sono qui, e così anche centinaia di business leader e investitori che rappresentano migliaia di miliardi di asset. Più di mezzo milione di persone sono scese in strada nelle città di tutto il mondo. Il Papa Francesco e i leader religiosi mondiali hanno sottolineato l'imperativo morale di agire. Abbiamo il compito di ascoltare queste voci". "Invito tutti i ministri a cooperare, mossi da obiettivi comuni, e dal senso comune, per per mettere in sicurezza la nostra casa e assicurarne il futuro" ha esortato.
Presidente assemblea Onu,dare segnale vero cambiamento
"Date un segnale alle persone di tutto il mondo, che lo spostamento verso un economia a basse emissioni di CO2 è davvero in corso. come delegati del vostri popolo e vostri governi solo voi potere rispondere alla domande che tutta la popolazione mondiale ci sta ponendo" ha detto il presidente dell'Assemblea generale Onu, il danese Mogens Lykketoft. "Il 2015 è un anno del tutto dedicato a trovare accordi, a New York in precedenza e spero oggi a Parigi - ha aggiunto - ma il 2016 dovrà essere dedicato alla loro rapida implementazione".
Figueres, bene impegni leader ma lavoro non è finito
Le dichiarazioni d'impegno dei leader sono state cruciali, ma "il lavoro non è finito", ora serve "assemblare e applicare la leadership politica per ottenere chiarezza finale al testo" dell'accordo sul clima, ha affermato il segretario esecutivo della Convenzione Onu sul cambiamento climatico (Unfccc), Christiana Figueres. Serve, ha aggiunto, "un accordo che salvaguardi i più deboli, e che mobiliti l'intera forza dell'ingegno umano verso un sviluppo per tutti", e compatibile con la tutela dell'ambiente. "La storia - ha detto rivolta ai ministri - ha scelto voi, qui, ora".
Ue, dietro i numeri ci sono vite umane, c'è dovere di riuscire
"In questa settimana parleremo di numeri, di percentuali, ma dietro i numeri ci sono vite umane, destini umani, si parla della nostra casa, del nostro pianeta. Abbiamo una grossa responsabilità di riuscire" ha dichiarato il ministro lussemburghese dell'Ambiente Carole Dieschbourg, rappresentante della presidenza di turno dell'Ue, alla sessione di apertura della fase ministeriale della Cop 21. "Un accordo è alla nostra portata - ha aggiunto - possiamo passare alla storia come i ministri che hanno messo lo sviluppo economico globale su un percorso di maggiore sostenibilità". India, paesi industrializzati paghino loro debito Servono sacrifici, Parigi porti a risultati.
India, paesi industrializzati paghino loro debito
"L'India è qui per garantire che i paesi ricchi paghino il loro debito per aver sforato sul fronte del carbonio" ha detto il ministro dell'ambiente indiano, Prakash Javadekar, parlando a New Delhi dei negoziati sul clima a Parigi. L'India si è detta "determinata" a garantire che i colloqui siano tesi ad un risultato "non come nei vertici del clima del passato, in cui noi tutti tornati a casa con falso ottimismo e speranze fittizie", ha aggiunto ribadendo l'invito ai paesi industrializzati a intraprendere azioni forti e fare sacrifici per combattere il cambiamento climatico.
Paesi via sviluppo, no accordo se timori non ascoltati
Alla Conferenza Onu sul clima "non ci potrà essere un accordo significativo" se le preoccupazioni dei Paesi in via di sviluppo "non saranno tenute in considerazione" ha detto l'ambasciatrice sudafricana Nozipho Mxakato-Diseko, portavoce del gruppo G77 dei Paesi in via di sviluppo più Cina. Questi Paesi, ha sottolineato, "sono motivati a fare la loro parte nella sfida globale della lotta al cambiamento climatico", ma perché il loro impegno sia tradotto in azioni concrete "abbiamo a più riprese lanciato un appello ai paesi avanzati perché forniscano il supporto necessario".
Arabia Saudita, non discriminare alcuna fonte energia
L'accordo finale della Conferenza Onu per il clima deve "coprire tutti i settori invece di concentrarsi solo su quello energetico", e in particolare determinare "politiche di riduzione delle emissioni che non discriminino nessuna fonte energetica, e in cui tutte le fonti siano viste come complementari per raggiungere uno sviluppo sostenibile per tutti" ha affermato il ministro saudita del Petrolio e delle risorse minerarie, Ali Al-Naimi, parlando alla plenaria della sessione ministeriale della COp 21.
Indonesia, assicurare che l'accordo non fermi lo sviluppo del Paese
L'Indonesia deve "assicurarsi che il nostro contributo all'obiettivo globale ci permetta di continuare il nostro sviluppo nazionale, per i nostri cittadini". Lo ha dichiarato la direttrice generale per il cambiamento climatico del ministero dell'Ambiente indonesiano, Nur Masripatin, in un punto stampa. Le trattative, ha sottolineato, "avanzano molto lentamente, ma avanzano", restando però "incollate" soprattutto sul tema dei mezzi per l'implementazione, ovvero "finanziamenti,trasferimenti di tecnologia e costruzione di competenze". Su questo punto, l'Indonesia insiste perché la convenzione già sottoscritta, e quindi l'impegno dei Paesi avanzati a mobilitare 100 miliardi di dollari all'anno da qui al 2020, "resti la base" su cui trattare. "Il livello di ambizione dei Paesi via di sviluppo potrebbe contribuire all'obiettivo globale, ma ci deve essere il supporto adeguato", ha aggiunto.