"Io non sono contro nessuno, ho dato voce a qualcosa che appartiene al mio vissuto, il marketing Io lascerei a casa": così, al termine della sfilata di Gucci, il direttore creativo Alessandro Michele ha parlato dell'inflazione del gender fluid che, a parere di molti, è stato lui a portare per primo in passerella. Da allora, 7 anni fa, non c'è collezione che non parli di fluidità ma per Michele " uno deve continuare a fare ciò che ritiene giusto, senza diventare improvvisamente queer". Oggi, alla Fashion week dedicata alla donna, Michele ha voluto portare una collezione quasi tutta maschile, facendo indossare alle donne abiti da uomo, perché per lui è giusto che 'se a un uomo piace una borsa se la metta cosi com'è: lo trovo interessante ,tralasciando che poi è diventato anche marketing e lo ammetto che mi dà molto fastidio".
"Gender fluidity è una parola che non conoscevo così come altre che quando diventano marketing ti fanno un po' strano, almeno per me, perché sono stato un bambino speciale come tanti di noi e sono cresciuto così, perciò non ho sentito l'esigenza di dare grandi denominazioni". Rispondendo idealmente alle critiche di chi gli potrebbe dire "parli proprio tu che lavori per il marchio che ci ha messo sopra una bandiera" Michele ha sottolineato che "io sono così, non ho fatto un'operazione, è la verità, non ce l'ho mai avuta con gli uomini né con nessuno ".
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