GINEVRA - Poche auto elettriche ed a guida autonoma, tante supercar da sogno e soprattutto tanti Suv per ogni gusto e dimensione. Il Salone dell'Auto di Ginevra, alla sua 87ma edizione, si presenta così alla stampa internazionale che per prima varca oggi le soglie del Palexpò, per lasciare poi il posto al grande pubblico dal 9 al 19 marzo. Largo quindi alla concretezza dell'oggi e alla passione per la guida e meno attenzione invece ai futuri scenari tecnologici e alla corsa all'elettrico il cui boom tanto atteso sembra ancora al di là da venire se, come stimano gli analisti di IHS Global Insight, la produzione globale di vetture a batteria quest'anno ammonterà solo allo 0,7% dei 93,5 milioni di veicoli previsti nel mondo.
La domanda di Suv invece continua a correre. In Europa 1 macchina su 4 venduta nel 2016 è stata uno Sport utility vehicle, per un totale di 3,9 milioni di unità, in crescita del 21,4% rispetto ai 3,2 milioni del 2015. I segmenti tradizionali invece sono cresciuti solo del 2,2%. Ma se la rivoluzione elettrica non è ancora alle porte, il tema dell'impatto ambientale continua ad essere primario per i costruttori, soprattutto alla vigilia di nuove norme comunitarie sempre più stringenti, con limiti di emissioni di 95 grammi di CO2 per chilometro entro il 2021. Un target che richiede crescenti investimenti in ricerca e tecnologia e quindi obbliga a cercare più profitti e più vendite. Sarà per questo che quest'anno a Ginevra si punta sul concreto, su modelli che possono essere venduti subito e bene. I costruttori possono approfittare di un mercato europeo finalmente in buona salute che nel 2016 ha segnato il secondo volume più alto dal 2007 con un record di 15,14 milioni di vetture ed ha iniziato l'anno con numeri che fanno sperare in una crescita sostenuta anche nel 2017.
I timori però non mancano. A cominciare dalla Brexit che pone i molti costruttori di automobili o di componenti che avevano deciso di produrre in Gran Bretagna (come Ford, GM, Bmw, Nissan, Honda) nella difficile condizione di decidere se rimanere o smobilitare l'investimento. Il problema è capire se le parti di assemblaggio dell'auto potranno continuare ad essere importate in Gran Bretagna senza dazi dai Paesi dell'Ue oppure no. E un problema simile lo pone l'arrivo di Donald Trump negli Stati Uniti, con la minaccia di imporre dazi alle importazioni di automobili e parti auto dal Messico, dove anche parecchi costruttori europei hanno degli stabilimenti.
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