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Sfida alla siccità con radici hi-tech nella vite, sale la qualità del vino

Sfida alla siccità con radici hi-tech nella vite, sale la qualità del vino

Studio, i portainnesti tagliano del 40% il consumo di acqua

ROMA, 11 gennaio 2025, 15:36

Redazione ANSA

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Sfida alla siccità con radici hi-tech nella vite, sale la qualità del vino - RIPRODUZIONE RISERVATA

Sfida alla siccità con radici hi-tech nella vite, sale la qualità del vino - RIPRODUZIONE RISERVATA

- Radici hi-tech per i vigneti 4.0, con prodotti di migliorata qualità e che sfidano la mancanza di acqua, per un risparmio idrico che può arrivare a essere pari a due volte e mezzo il Lago d'Iseo, considerando le viti della sola Lombardia. La ricerca scientifica va così in soccorso al mondo del vino alle prese coi mutevoli gusti dei consumatori e con la sfida del cambiamento climatico, dopo che il 2024 è stato consacrato quale l'anno più caldo della storia.


    La nuova tecnica si chiama portainnesti M ed è stata messa a punto dal team di ricerca dell'Università di Milano, guidato da Attilio Scienza e Lucio Brancadoro e supportato da Winegraft negli oltre 20 anni di sperimentazioni in dieci aree produttive, dal Piemonte alla Sicilia. Una innovazione tutta italiana che si sta diffondendo nel mondo perché può portare ad un risparmio idrico fino al 40%, con influenza positiva, è stato evidenziato nello studio, sulla qualità delle uve e quindi dei vini. "Se tutti i vigneti della Lombardia fossero innestati sugli M si risparmierebbe ogni anno 426 milioni di ettolitri di acqua pari a due volte e mezzo il lago d'Iseo", sottolinea Marcello Lunelli, presidente di Winegraft la società che riunisce 9 tra le aziende vitivinicole più importanti del paese (Ferrari, Zonin, Banfi Società Agricola, Armani Albino, Cantina Due Palme, Claudio Quarta Vignaiolo, Bertani Domains, Nettuno Castellare, Cantine Settesoli ).

    Ma oltre al netto risparmio idrico la portata di quest'ultima ricerca dell'Università di Milano, sui portainnesti M, moltiplicati e distribuiti in esclusiva da Vivai Cooperativi Rauscedo, "è - commenta Lunelli - rivoluzionaria perché cambia la visione storica che abbiamo sempre avuto dei portainnesti. Da oggi in poi non dobbiamo più considerarli solo una barriera contro fillossera, siccità, ecc. ma come un efficiente strumento biologico per ottenere una superiore qualità dell'uva e quindi del vino".
   

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