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Emilia-Romagna

Sfruttati nei campi per 50 euro al mese, quattro arresti

Operazione della Polizia a Forlì, reclutavano richiedenti asilo

Cinquanta euro al mese per raccogliere frutta e verdura o potare gli alberi, lavorando fino a 80 ore alla settimana. Così sono stati trattati, secondo le indagini della squadra mobile di Forlì circa 45 richiedenti asilo, in gran parte pachistani e afghani, sfruttati nei campi da un'organizzazione che li alloggiava in casolari senza acqua calda e con poco cibo e materassi a terra. Su disposizione del Gip di Forlì la polizia ha eseguito un'ordinanza di custodia in carcere nei confronti di 4 pachistani, nell'ambito di un'operazione contro il 'caporalato', con l'ispettorato del lavoro e l'Inail. Gli indagati avrebbero reclutato direttamente i lavoratori, minacciati e intimiditi, accompagnati controllati quotidianamente, oltre che individuato e gestito i committenti.
    Si stima che abbiano guadagnato dagli 80 ai 100mila euro, inviati attraverso i canali western union o money gram in Pachistan su conti di persone fittizie. Denunciati anche titolari di aziende agricole romagnole che hanno impiegato gli stranieri.

"Ormai sono già diverse le inchieste portate avanti dalla nostra Procura su questo tipo vergognoso di asservimento umano, con la partecipazione fattiva, oltre che propulsiva, non solo delle forze dell'ordine, ma anche dell'ispettorato del Lavoro di Forlì, che, nella specie, ha partecipato alle perquisizioni presso le aziende agricole che sfruttavano questa mano d'opera, nonché presso gli alloggi, dove i lavoratori erano costretti a vivere in più di 15 in uno stesso appartamento", spiega all'ANSA il procuratore capo di Forlì Maria Teresa Cameli.  "Il nostro lavoro di indagine, originato dalle denunce di alcuni lavoratori presso l'Ispettorato del lavoro di Forlì, si arresta al gennaio 2020, pertanto questo particolare periodo di lockdown non è contemplato", aggiunge. "Per accuratezza di ricostruzione abbiamo anche richiesto verifiche sulla situazione in questi mesi, ma non è risultato che i lavoratori siano stati costretti a recarsi presso le varie aziende agricole interessate anche durante questo periodo. D'altronde, considerati i continui controlli anche con elicotteri, il fenomeno sarebbe stato troppo eclatante", conclude.

Sulla base dei fatti rilevati non sembra, al momento, continua Cameli, "che possano farsi ipotesi su un aumento del rischio di espansione di questo genere di condotta criminosa a causa della pandemia in atto. È evidente, tuttavia, che, come già autorevolmente affermato, le organizzazioni criminali, soprattutto, sono abilissime ad approfittare dei periodi di crisi e delle difficoltà delle persone". "In relazione, pertanto, alla cosiddetta fase di ripresa graduale delle attività - prosegue il procuratore - dovremo avere la massima attenzione possibile su una recrudescenza delinquenziale che, nel caso di sfruttamento dei lavoratori, potrà contare sulla complicità degli imprenditori più spregiudicati, cui i mesi di inattività avranno aggravato pesantemente condizioni economiche magari già precarie o di difficile liquidità, nonché sul numero notevolmente incidente di disperati che si troveranno a dover accettare qualunque offerta di lavoro". Quanto al deficit di manodopera nelle campagne", per Cameli, è "un discorso a largo spettro, che trae la sua causa, tra molte, anche dallo sbilanciamento nella filiera agricola tra la produzione e la distribuzione, cui si innesta, con profitti notevoli, il fenomeno del caporalato. Non credo, pertanto - conclude - che tra le due situazioni vi sia un rapporto di esclusiva causalità diretta". 

"Il quadro accusatorio è grave, ma riteniamo di avere argomentazioni difensive da spendere", dice l'avvocato Filippo Furno, difensore di un 21enne, arrestato così come un connazionale coetaneo, ritenuto la figura centrale del gruppo (difeso dall'avvocato Chiara Fragomeni), e altri due 44enni. Il giovane probabilmente si avvarrà della facoltà di non rispondere nell'interrogatorio di garanzia fissato a breve, "vista la mole di atti da visionare", spiega il legale. "Ma ci riserviamo più avanti di rendere un interrogatorio chiarificatore al pubblico ministero", prosegue il legale. I quattro sono accusati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, con le aggravanti del numero delle persone e delle minacce.
   

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