"Non è vero che siamo contrari a una maggiore integrazione europea. Noi, l'integrazione la vogliamo davvero, ma cercando di tutelare i territori. Siamo per un'Europa delle Regioni, un'Europa attenta ai territori". A sottolinearlo è il capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano Romeo, che, al Forum dell'Ansa in vista delle elezioni europee, ribadisce la linea del suo partito.
"Noi - insiste - vogliamo un'Europa che si occupi di tematiche di una certa importanza", come quella delle migrazioni, perché, afferma Romeo, "vogliamo difendere i confini nazionali da un'immigrazione selvaggia", e che "faccia una politica estera comune". Ma "sulle nostre imprese - insiste - dobbiamo fare in modo che non ci siano dei diktat" che alla fine fanno solo "gli interessi delle multinazionali". "Vogliamo, insomma, meno Europa, così per come l'abbiamo conosciuta". Ma su quali alleanze si possano tessere una volta arrivati a Strasburgo, il senatore non si sbilancia.
"Il nostro obiettivo - assicura - è portare il Ppe a dialogare con altre forze di centrodestra per evitare che l'Ue continui ad avere una governance a guida socialdemocratica". Quindi, l'idea è quella di "far dialogare il Ppe con i conservatori e Identità e democrazia che ormai ha allontanato Afd". "Si vedrà se ce la faremo", dichiara, ma "avere un'Europa a guida centrodestra sarebbe già un grande risultato". E in questa nuova Europa vagheggiata da Romeo "deve tornare la pace.
"E' giusto sostenere Kiev dal punto di vista umanitario e militare. Ma le armi fornite - sottolinea - non possono essere usate per superare la linea rossa", cioè, "il coinvolgimento diretto della Nato nel conflitto e colpire obiettivi militari in Russia". Superare "queste due sottili linee rosse", incalza, potrebbe "essere catastrofico". Secondo lui, che è nato "con le immagini delle bombe su Hiroshima e Nagasaki davanti agli occhi", bisogna "fermare subito questa lucida follia" perché "non si può continuare a provocare in questo modo la Russia con il rischio di conseguenze inarrestabili".
Sul campo, infatti, "sta vincendo Mosca" e la situazione "sta diventando ancora più preoccupante". Si fermino le armi e si torni alla diplomazia, è il suo appello. Tornando sul tema migranti e commentando il Cdm durante il quale Giorgia Meloni rivendica l'"abbattimento" del "60% degli arrivi illegali", Romeo puntualizza che questo è un "merito di tutti", a cominciare da Roberto Maroni e Matteo Salvini. Poi "giustamente", osserva, "anche dell'idea di creare accordi con l'Albania".
Ma di 'Piano Mattei' non parla e a chi glielo fa notare ribatte che "i primi a dire che i migranti si dovevano aiutare a casa loro è stato Umberto Bossi". Sul caso di Claudio Borghi, Romeo non vuol tornare, considerandolo "assolutamente chiuso" soprattutto dopo aver "sentito la stima espressa da Salvini a Mattarella". E anche su Roberto Vannacci non prende posizione. Lui, ripete più volte, "è un candidato indipendente che si batte per difendere la libertà e ci può stare la sua candidatura", "ma "non è della Lega, altrimenti avrebbe preso la tessera". Se può portare un valore aggiunto? "Secondo noi sì", ma che, dopo il voto "possano esserci sviluppi futuri, non penso". Sul fronte delle riforme, il senatore ostenta sicurezza e dice di "non temere imboscate" perché "c'è un accordo politico preciso" e "le coalizioni si tengono su questi accordi politici". Ne "faccia tesoro la sinistra il cui campo largo si restringe sempre di più".
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