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Ponte: pm, Aspi licenziò dirigente per inadempienze

Accusa deposita memoria di oltre 2 mila pagine

(ANSA) - GENOVA, 21 DIC - L'ex amministratore delegato di Aspi Giovanni Castellucci e gli altri due ex dirigenti Paolo Berti e Michele Donferri Mitelli erano "artefici e del sistema di risparmio" della società mentre i dirigenti del primo tronco erano a conoscenza delle reali condizioni del ponte Morandi. Per questo le loro posizioni sono più "compromesse". E' quanto sottolinea il pubblico ministero Massimo Terrile nelle oltre 2000 pagine di memoria introduttiva depositata in udienza al processo per il crollo del viadotto (14 agosto 2018, 43 morti).
    Una memoria in cui ripercorre la vicenda del viadotto, dalla costruzione fino al crollo, e che rappresenta una specie di anticipazione della requisitoria che verrà arricchita dalle testimonianze nel corso del processo. Le figure più lontane nel tempo sarebbero quelle con le posizioni più sfumate.
    Nella memoria il pm parte dal crollo e dagli allarmi lanciati già nel 1975 dall'ingegnere Zanetti che aveva rilevato la presenza "di fessurazioni nel calcestruzzo, con tracce di infiltrazioni di umidità, unite anche a ruggine", e dallo stesso ingegner Morandi a partire dal 1979. Viene riportato anche un episodio del febbraio 2018, quando cadde un pezzo di elicoidale che imboccava il ponte. Le due società, hanno scoperto i pm, non avevano il progetto corrispondente dell'opera. Viene riportata anche la "politica delle reti" adottata dalla società: a ogni distacco di materiale dal ponte invece di intervenire in maniera adeguata si mettono delle reti e quando queste si riempiono se ne aggiungono altre fino anche a cinque "stratificazioni".
    Tra i documenti allegati alla memoria c'è anche la lettera di licenziamento di Stefano Marigliani, ex direttore del Primo tronco. Aspi lo ha licenziato dopo il 2020 contestandogli di sapere che il sitema dei sensori di monitoraggio era fuori uso dal 2016 ma di avere continuato a dire che funzionava e che non dava segnali di allarme. Con l'arrivo poi di Tomasi alla guida dell'azienda c'è stato un rinnovamento totale della gestione della rete riconosciuto anche dalla procura. L'accusa riporta anche la vicenda dei controlli da fare con i droni: la società si era attivata per farli ma lasciò perdere. (ANSA).
   

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