L'avvocato Alessandro Scaloni, difensore di Luca Giustini, ha smentito ''categoricamente'' indiscrezioni di stampa sulla presenza di tracce di droga, steroidi e psicofarmaci nel sangue del ferroviere che ha ucciso la figlia di 18 mesi: ''I risultati di tutte le analisi su sangue e urine condotte finora hanno dato esito negativo'' ha detto. Giustini resta agli arresti domiciliari nell'ospedale di Torrette, dove ha già incontrato lo psichiatra nominato dalla procura, il prof. Renato Ariatti, lo stesso che si è occupato del delitto di Cogne, e il consulente della difesa, il prof. Marco Ricci Messori. Ariatti dovrà stabilire se quando si è avventato su Alessia, colpendola con 11 coltellate, cinque delle quali mortali, fosse in grado di intendere e di volere. E se può sostenere un processo.
"Sì Alessia l'ho uccisa io. Una voce interiore mi ha detto di farlo". Luca Giustini confessa al Gip l'omicidio della figlioletta di appena 18 mesi da un letto del reparto di Psichiatria dell'ospedale di Torrette di Ancona, mentre a pochi metri di distanza, in una sala appartata dello stesso nosocomio, la famiglia del macchinista di Trenitalia dà l'ultimo addio alla bambina: un funerale in forma strettamente privata, lontano da telecamere e cronisti, con il vescovo, mons. Edoardo Menichelli, che cerca di trovare parole che diano un senso a un dolore come questo.
Assistito dal suo legale, l'avv. Alessandro Scaloni, Giustini, 34 anni, ha detto di aver agito come obbedendo a una volontà superiore, qualcosa che domenica pomeriggio, mentre la moglie e l'altra figlia di 4 anni e mezzo erano al mare con i nonni, l'ha spinto ad affondare per cinque volte la lama di un coltello da cucina nel corpicino di Alessia, che dormiva nella culla. Un racconto assurdo ma coerente con le frasi a sfondo mistico su un presunto "disegno di Dio", "precetto di nostro Signore", o "progetto di Dio venuto tra noi" con cui l'uomo aveva riempito una decina di fogli di block notes e quaderni sequestrati dai carabinieri nello zaino che teneva in auto.
Alla fine dell'interrogatorio, cui era presente anche il pm Andrea Laurino, il giudice Carlo Cimini ha convalidato gli arresti domiciliari di Giustini in ospedale. Non risulta che il ferroviere, lavoratore serio, padre e marito amorevole secondo colleghi e amici, fosse in cura per problemi di natura psicologica. Ma la madre e alcuni conoscenti hanno riferito che negli ultimi tempi appariva stressato e triste. Il 17 agosto ha guidato un treno regionale dall'Umbria ad Ancona, e terminato il turno di lavoro è rientrato a casa, a Collemarino. Avrebbe dovuto raggiungere in spiaggia la moglie, Sara Bedini, 32 anni, infermiera nel reparto di Neurologia, e l'altra figlia. Ma "una voce" gli ha detto di dirigersi verso la culla di Alessia, e fare quello che nessuno immaginava potesse mai fare.