"Con Api non si vola più". La
scritta sullo striscione esposto davanti alla Raffineria di
Falconara durante la manifestazione promossa nel pomeriggio da
#fermiamoildisastroambientale in vista del G7 Salute di Ancona
tra il 9 e l'11 ottobre. Oltre 300 le persone presenti
all'iniziativa di protesta e sensibilizzazione, secondo i
promotori, nel momento di massimo flusso di partecipanti. E' la
prima delle varie iniziative in contrapposizione con i lavori
dei sette ministri della Salute, per mettere al centro le
questioni ambientali. A un anno circa dall'ultimo presidio
davanti alla raffineria del 14 ottobre 2023, e alla vigilia del
G7 Salute di Ancona, le associazioni hanno "ripreso la parola e
tolto la scena ai grandi della terra che saranno ospiti del
territorio, ma anche a qualche piccolo politicante nostrano".
I manifestanti denunciano "la netta cesura che separa il
paese reale da quello legale, la piazza dalla politica, le
assemblee e i presidi popolari dai palazzi istituzionali" e
reclamano "un inequivocabile salto di qualità, dai monitoraggi e
le segnalazioni, dall'evidenza degli effetti, alla radice delle
cause: la quasi irreversibile contaminazione delle matrici di
aria, acque marine e di falda, suolo e sottosuolo". "Lo scorso
febbraio la Regione - ricordano i promotori della protesta -
annunciava l'avvio di nuove attività di sorveglianza
epidemiologica, di analisi ambientale e sorveglianza sanitaria
'con la partecipazione attiva' dei cittadini con i fondi Pnrr.
Avremo voluto chiedere conto anche di questo all'audizione in
Commissione regionale consiliare permanente Sanità e Politiche
sociali, per cui pendeva una richiesta da gennaio, fino alla
cancellazione della seduta del 25 settembre". Il "simbolo più
eloquente della profonda cesura scavata tra le richieste
popolari e le (non) risposte istituzionali", secondo i
manifestanti, è "l'ennesimo riesame dell'Aia (autorizzazione
integrata ambientale), tuttora in corso. Quel procedimento fu
rilasciato nel maggio 2018, ad un solo mese di distanza
dall'ultimo incidente rilevante del Tk61 da cui prese le mosse
l'indagine Oro nero, e dovrebbe avere una durata fisiologica dai
10 ai 16 anni. L'essere arrivati al quinto riesame in sei anni
dall'approvazione di quel procedimento, attesta già da sé la sua
improvvisazione e lacunosità, significa che allora
quell'autorizzazione, tra l'altro violata in modo 'sistematico e
reiterato, come recitano le accuse nel procedimento giudiziario
in corso per disastro ambientale, non doveva essere rilasciata,
per tante questioni di merito e metodo".
I promotori della protesta chiedono che vada "fatta
definitivamente chiarezza sullo stato delle bonifiche private
che competono all'Api, per decreto ministeriale, già dal lontano
2014: urge la puntuale e onerosa messa in sicurezza operativa e
di emergenza di suolo, sottosuolo, acque marine e di falda, che
dai riscontri di Arpam e Ispra risultano contaminati da
idrocarburi totali, azoto ammoniacale, pfass e altre sostanze
inquinanti o cancerogene. Reiterazione e moltiplicazione di
queste procedure di riesame - concludono - ci sembrano un
tentativo di aggirare la legislazione che chiediamo di applicare
anche verso la raffineria Api".
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