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Mafia e politica, ammesse parti civili ma non 'criptochat'

Mafia e politica, ammesse parti civili ma non 'criptochat'

Alcuni indagati usavano un software per non essere intercettati

BARI, 25 ottobre 2024, 16:31

Redazione ANSA

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Tutte le parti civili che avevano chiesto di costituirsi nel processo a carico di 109 imputati coinvolti nell'inchiesta 'Codice interno' della Dda di Bari, che ha svelato i presunti intrecci tra mafia, politica e imprenditoria cittadina, sono state ammesse dal gup Giuseppe De Salvatore. Tra queste ci sono il Comune di Bari, la Regione Puglia, l'associazione antimafia 'Libera', i ministeri dell'Interno e della Giustizia e le municipalizzate Amgas e Amtab. Per il momento, invece, non sono state ammesse le 'criptochat' depositate dai pm Fabio Buquicchio e Marco D'Agostino nell'udienza del 25 settembre: il gup, in questo caso, ha deciso di accogliere le eccezioni presentate dai difensori di alcuni imputati. Le 'criptochat', acquisite nell'ambito di un altro procedimento, riguardano intercettazioni tra esponenti della criminalità organizzata coinvolti anche in questo processo che parlano tra loro utilizzando telefoni in cui era installato un software canadese, che rendeva i cellulari quasi impossibili da intercettare. Per decriptarne il contenuto, gli inquirenti sono stati aiutati dalle autorità francesi e olandesi.
    Nella prossima udienza dell'8 novembre, davanti al gup, parleranno alcuni imputati che hanno chiesto di rendere spontanee dichiarazioni. In quella del 27 novembre, invece, ci sarà l'esame dell'ex consigliere regionale Giacomo Olivieri (in carcere dal 26 febbraio e a processo per scambio elettorale politico-mafioso e per una estorsione), del boss Savino Parisi e del figlio Tommaso, cantante neomelodico. Olivieri è accusato di aver raccolto i voti della malavita per favorire l'elezione al consiglio comunale di Bari, nel 2019, della moglie Maria Carmen Lorusso. Lorusso, tornata in libertà oggi dopo aver trascorso otto mesi ai domiciliari, è a processo con rito ordinario - sempre per scambio elettorale politico-mafioso - insieme ad altri 14 imputati, tra cui il padre, l'oncologo Vito Lorusso già indagato in altre indagini.
   

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