In Italia il 7,6% della
popolazione rinuncia a curarsi per problemi economici, a causa
delle lunghe liste di attesa o per difficoltà di accesso, anche
territoriale, ai servizi. In questo la Sardegna è maglia nera
con i più alti tassi di rinuncia già nel 2019 (11,7%), nel 2023
arrivati al 13,7%, pur avendo parzialmente recuperato il livello
più elevato mai raggiunto da una Regione, ossia il 18,3% del
2021. E' quanto emerge dall'annuale "Rapporto civico sulla
salute", presentato a Roma da Cittadinanzattiva al ministero
della Salute, alla presenza del ministro Orazio Schillaci.
Non è la sola criticità che emerge nell'Isola dove a fronte
di un incremento deciso del numero di prescrizioni, nel
confronto tra il 2019 e il 2023, i dati mostrano un importante
decremento del numero di prestazioni effettivamente erogate:
-25%. Inoltre a fronte di un incremento di prime visite
prescritte del 58% rispetto al 2019, quelle erogate sono
diminuite del 35%.
Male anche i tempi di attesa per gli interventi in classe A
per tumore alla mammella: il report evidenzia un dato sotto
soglia sia il numero di interventi eseguiti in classe A sia il
rispetto dei tempi previsti (30 gg).
Non va meglio per i tempi di attesa al Pronto soccorso. Sulla
base dei di Agenas e delle segnalazioni ricevute da
Cittadinanzattiva nei servizi di emergenza-urgenza della
Sardegna le attese arrivano anche a 184 minuti per i codici
bianchi e sono l'8,4% i cittadini isolani che non riescono a
raggiungere entro 30 minuti un servizio di pronto soccorso.
Criticità "evidenti" anche in merito alla performance del
sistema 118 con un indicatore superiore o uguale a 23 minuti,
laddove la media nazionale è 19 minuti con una sovrapposizione
di criticità tra rete ospedaliera dei pronto soccorso e 118.
Riguardo poi l'offerta di servizi per l'emergenza nel 2022
mostra che la Sardegna è tra le regioni con le percentuali più
esigue e sotto la media sia per la presenza di DEA sia di pronto
soccorso (36% di Dea).
Sardegna quasi fanalino di coda anche per la copertura
antinfluenzale (35,7%) ma meglio nella stipula di contratti per
Case della comunità (98%), Centrali operative territoriali
(100%) e Ospedali di comunità (100%).
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