"E' fondamentale rimanere a casa il più possibile". Con le Regioni in pressing sul governo dimissionario per riaprire i ristoranti nelle zone gialle anche la sera, nonostante il parere contrario del Comitato tecnico scientifico, l'Istituto superiore di sanità rilancia l'allarme: la situazione epidemiologica è in peggioramento, anche a causa delle varianti del Covid ormai diffuse in diverse regioni, con il rischio concreto di un rapido aumento della diffusione del virus. Per il momento la maggior parte dell'Italia resta però in fascia gialla, dove si aggiungerà la Sardegna a partire da lunedì, ma già 4 Regioni hanno disposto zone rosse locali. L'analisi settimanale degli scienziati è tutt'altro che positiva, tenuto anche conto che i dati del monitoraggio si riferiscono a 15 giorni fa, quando la maggior parte delle regioni era ancora arancione e non gialla. E quindi la settimana prossima non potranno che peggiorare. I numeri, dunque. In 13 regioni sono segnalati casi in aumento, l'Rt è in crescita (0.84 contro lo 0.81 della scorsa settimana) così come le regioni a rischio alto (tre contro una di 7 giorni fa). "Si osserva un lieve generale peggioramento dell'epidemia" dicono gli esperti, "in un contesto preoccupante" dovuto alla presenza delle varianti del Covid "in molteplici regioni italiane". Una fase molto "delicata" e in "contro tendenza" rispetto alla settimana scorsa, dunque, che richiede la massima cautela e la necessità di evitare "tutte le occasioni di contatto". Altrimenti, si potrebbe registrare "un nuovo rapido aumento" del numero dei casi se "non venissero rigorosamente messe in atto adeguate misure di mitigazione sia a livello nazionale che regionale".
E in quattro regioni gli interventi sono già scattati, con l'istituzione di zone rosse locali o provinciali. Sono in lockdown 3 comuni in Abruzzo (Atessa, San Giovanni Teatino e Tocco da Casauria) e da lunedì tutti gli studenti delle scuole superiori saranno di nuovo in didattica a distanza; il comune di Chiusi in Toscana; la provincia di Bolzano, che ha un'incidenza di 686 casi su 100mila abitanti (a fronte di una media nazionale di 130); e anche l'Umbria, dove sono stati riscontrate alcune decine di casi della variante brasiliana. Ci saranno "misure puntuali" ha detto la presidente Donatella Tesei che "interesseranno le aree più colpite della provincia di Perugia. A Roma, invece, è stata chiusa una piazza a San Lorenzo, una delle zone della movida, a causa degli assembramenti che si erano creati. Un quadro tutt'altro che confortante in cui si inserisce però il pressing dei governatori - Attilio Fontana e Giovanni Toti in testa -, delle categorie e di membri all'ex governo giallorosa, come il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri, per riaprire i ristoranti anche la sera.
Richiesta che il Cts ha già respinto nella riunione del 26 gennaio, rispondendo al ministero dello Sviluppo economico che chiedeva di "favorire la ripresa" di bar e ristoranti. "Non c'è alcun via libera alla riapertura della ristorazione" dicono gli esperti sottolineando che nel parere "ci sono, anzi, alcune considerazioni sul rafforzamento delle misure restrittive". Non solo la situazione epidemiologica "evidenzia ancora un rischio moderato/alto" e il settore ha alcune "criticità" dovute all'ovvio mancato uso delle mascherine, dicono gli esperti. Ci sono infatti altri due fattori che richiedono "altri elementi di cautela": la ripresa delle scuole in presenza, per la quale bisognerà attendere almeno 14 giorni per valutarne l'impatto, e una "possibile maggiore trasmissibilità" del virus dovuta alle varianti. Dunque, conclude il Cts, le "valutazioni" spettano al "decisore politico" anche se "una rimodulazione dei pacchetti di misure potrebbe modificare l'efficacia nella mitigazione del rischio". Un rischio che, secondo il consulente del ministro Speranza Walter Ricciardi, l'Italia sta però già correndo. "Questa è la quiete prima della tempesta - dice - auguro a tutti di godersi questo weekend ma è sbagliato riaprire, tra tre settimane il virus ci presenterà il conto".
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