Sit in, manifestazioni, atenei occupati, rettori contestati. Il mondo dell'università è in fibrillazione da quando è iniziato il conflitto israelo-palestinese anche se la Crui, la Conferenza dei rettori delle Università italiane, nell'ultima assemblea ha scelto come simbolo la bandiera della pace, listata a lutto, che dal 27 ottobre è comparsa sui siti on line e in alcuni edifici delle Università.
Oggi è stata la volta degli attivisti di Cambiare rotta, protagonisti di iniziative a Roma, dove la facoltà di Scienze politiche è stata occupata, e a Milano.
All'Università Statale di Milano cinque studenti con uno striscione e un megafono sono entrati all'improvviso nell'Aula Magna dell'ateneo dove era in corso l'Annual Meeting della 4Eu+ European University Alliance, sono saliti sul palco e hanno esposto uno striscione.
A Roma ci sono stati attimi di tensione alla Sapienza tra studenti e forze dell'ordine, con i giovani di Cambiare rotta che dopo un'assemblea nel cortile della facoltà di Scienze Politiche, sono riusciti a forzare il blocco ad un ingresso laterale e ad entrare all'interno con una bandiera palestinese, gridando 'Free Palestine'. I giovani hanno chiesto alla rettrice Antonella Polimeni di revocare la mozione pro Israele votata nelle settimane scorse e di dire "parole sui bambini uccisi in Palestina".
A Venezia il collettivo universitario Liberi Saperi Critici è tornato in presidio nella sede centrale dell'Università Ca' Foscari dopo l'occupazione dello scorso giovedì. "Non possiamo accettare l'appoggio e il consenso istituzionale ai crimini di guerra e alle continue violazioni dei diritti umani che Israele continua a perpetrare" ha affermato il collettivo, prima di appendere uno striscione con la bandiera della Palestina al balcone del rettorato. Gli studenti si sono detti pronti a farsi sentire al prossimo senato accademico.
Un flash mob di studenti di diversi atenei napoletani si è tenuto davanti a Palazzo Giusso, sede dell'università l'Orientale di Napoli, da ieri occupato in solidarietà con il popolo palestinese: "a Gaza è in atto un genocidio", urlavano i manifestanti. "Ci chiediamo come il rettore dell'università l'Orientale e la ministra dell'Università Bernini possano dormire tranquilli davanti agli orrori di cui si rende responsabile il governo sionista senza dire una parola", ha detto una studentessa con le mani sporche di vernice rossa.
Sui social Clelia Li Vigni, studentessa e candidata ricercatrice alla Normale di Pisa, si è fatta promotrice di un appello firmato da circa 160 tra allievi, docenti e impiegati dell'ateneo in cui si esprime "forte preoccupazione per gli incessanti bombardamenti di Gaza. Per porre fine alla violenza - si legge - si deve porre fine alla sua causa principale: l'apartheid e l'occupazione israeliana dei territori palestinesi". Per questa lettera "scritta collettivamente da un gruppo di ragazzi e ragazze di Scienze Politiche della Normale", precisa la studentessa "da oltre 24 ore il mio account di X/Twitter è soggetto ad attacchi, insulti e messaggi offensivi da parte di account noti e meno noti".
E ieri circa duecento studenti hanno occupato il cortile del Palazzo del Bo di Padova, storica sede dell'Università degli Studi, manifestando in favore della Palestina. Sono stati esposti vari cartelli e striscioni dove è stato scritto, tra l'altro, su un grande lenzuolo appeso alle colonne 'Don't stay silent. Students stand with Palestin
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