Prima notte nel carcere di Verona
Montorio per Filippo Turetta, dopo la condanna all'ergastolo in
primo grado, comminata ieri dalla Corte d'assise per l'omicidio
di Giulia Cecchettin. Il 22enne di Torreglia condivide una cella
assieme ad altre due persone, ma la sua vita per adesso non
cambierà rispetto a quella condotta da quando, il 25 novembre
scorso, entrò nella casa circondariale veronese.
In poco più di un anno Turetta è stato spesso da solo,
leggendo libri o incontrando psicologi e i suoi genitori. Guarda
anche la tv, e ha seguito di certo anche gli sviluppi
dell'indagine e del processo che lo riguardano.
Per quanto riguarda il futuro del giovane, la condanna alla
massima pena - come hanno ricordato in udienza anche il pm e i
vari legale - non vuol dire "fine pena mai". La Corte d'Assise
di Venezia non ha disposto l'isolamento diurno, decisione su cui
anche il pm Andrea Petroni aveva concordato, in sede di
requisitoria.
Secondo la legge, in caso di comportamento esemplare dopo 10
anni - ma uno è già scontato, quindi sono 9 - gli potranno
venire accordati dei permessi per frequentare percorsi formativi
professionalizzanti all'interno o all'esterno del carcere. Dopo
26 anni - 21 se il comportamento sarà irreprensibile - sarà
possibile ottenere la semilibertà. Il tutto comunque dopo il
vaglio del Tribunale di Sorveglianza, e dopo che la condanna
diventerà definitiva.
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