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Associazioni ricorrono al Tar del Lazio per 'rimpatri volontari'

Associazioni ricorrono al Tar del Lazio per 'rimpatri volontari'

Contro il nuovo finanziamento. Udienza fissata per l'8 gennaio

ROMA, 18 dicembre 2024, 10:02

Redazione ANSA

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AsgI, ActionAid, A Buon Diritto, Lucha y Siesta, Differenza Donna, Le Carbet e Spazi Circolari hanno presentato ricorso al Tar del Lazio contro il nuovo finanziamento del ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (Maeci) all'Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (Oim) per "i programmi di rimpatrio cosiddetto volontario assistito" dalla Libia verso i Paesi di origine. Il prossimo 8 gennaio il Tar del Lazio si esprimerà sulla richiesta di sospensione in via cautelare dell'utilizzo dei fondi destinati ai rimpatri.
    "Quasi un milione di euro - sottolineano - per l'esecuzione dei rimpatri cosiddetti volontari. Dietro questa cifra, stanziata per una presunta giustificazione umanitaria, si nascondono espulsioni mascherate che violano il principio di non refoulement e gli obblighi di protezione dei minori e delle persone sopravvissute a tratta, tortura e violenza di genere. Il finanziamento oggetto del ricorso è parte di un totale di 7 milioni stanziati per il progetto Multi-Sectoral Support For Vulnerable Migrants in Libya. Da anni una parte dei fondi italiani destinati alla cooperazione allo sviluppo viene impiegata per finanziare politiche di esternalizzazione delle frontiere finalizzate a impedire l'arrivo in Italia di persone migranti. Risorse che dovrebbero sostenere lo sviluppo dei Paesi e tutelare le popolazioni più vulnerabili sono invece utilizzate secondo una logica di deterrenza e contenimento dei flussi migratori".
    Secondo le associazioni "i rimpatri volontari sono un tassello fondamentale delle politiche di esternalizzazione delle frontiere: a fronte del blocco delle partenze dalla Libia operato grazie al sostegno italiano alla cosiddetta Guardia Costiera libica, questi programmi aprono canali di mobilità forzata verso i paesi di origine, fornendo al contempo una legittimazione umanitaria alla cooperazione con la Libia. Sotto l'etichetta di 'rimpatrio volontario' si celano vere e proprie 'espulsioni mascherate" attraverso le quali persone che avrebbero diritto a forme di protezione vengono rimandate in paesi per loro non sicuri".
    Per questi motivi, le sette organizzazioni ricorrenti chiedono che venga immediatamente bloccato l'uso dei fondi italiani sul rimpatrio operato dall'Oim e che venga dichiarato illegittimo il finanziamento.
   

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