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Il caso Trivulzio ancora in aula a quasi 5 anni dal Covid

Il caso Trivulzio ancora in aula a quasi 5 anni dal Covid

Udienza gip Milano su maxi perizia su morti nelle nuove indagini

MILANO, 18 dicembre 2024, 11:27

Redazione ANSA

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A distanza di quasi 5 anni dallo scoppio della pandemia Covid è ancora aperto a Milano il fascicolo sul caso degli anziani morti al Pio Albergo Trivulzio.
    Tanto che oggi, nell'aula bunker davanti al carcere di San Vittore, è in corso la discussione sulla maxi perizia, depositata a settembre, nelle nuove indagini disposte nel giugno 2022 dalla gip Alessandra Cecchelli, che aveva respinto la richiesta di archiviazione formulata dai pm del pool guidato dall'aggiunta Tiziana Siciliano.
    Nell'inchiesta sono ancora indagati l'allora dg della storica "Baggina" milanese, Giuseppe Calicchio, assistito dall'avvocato Vinicio Nardo e accusato di omicidio e epidemia colposi e violazione delle regole sulla sicurezza, e la stessa struttura.
    Nella perizia, che fu ordinata dalla giudice, il pool di esperti, tra cui il medico legale Pietro Tarzia, spiega che la dirigenza della struttura non fu responsabile dell'ingresso "precoce" del virus. Allo stesso tempo, però, si evidenziano i ritardi nel "fornire i necessari Dpi", anche per la "presa di posizione" dei vertici dell'istituto, almeno fino alla "prima decade di aprile" 2020, di "impedire-disincentivare-limitare l'utilizzo" di mascherine per non creare "allarmismo". Poi, un "carente" addestramento del personale" e un "incompleto-intempestivo isolamento dei casi sospetti".
    Carenze che, per i periti, hanno "potuto incidere sulla propagazione del virus" nei reparti. Davanti alla gip Marta Pollicino, oggi e in un'altra udienza sarà illustrata la perizia e gli esperti potranno rispondere alle domande dei consulenti delle parti, tra cui l'associazione Felicita, che rappresenta i familiari degli anziani, coi legali Luigi Santangelo e Luca Santa Maria.
    Tra gennaio e dicembre 2020 ci furono "485" morti e per il "20,41%" la causa dei decessi è da attribuire alle "complicanze dell'infezione da Covid". Nei prossimi mesi la Procura dovrà decidere se chiedere ancora l'archiviazione ravvisando, come fatto in passato, l'assenza di "nesso causale" tra morti e condotte dei vertici nella rsa.
   

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