La famiglia Fink-Bassani-Lampronti
che un tempo viveva in via Mazzini 88, i componenti della
famiglia Forti-Jesi-Lampronti, che abitavano poco più in là, al
civico 85, quelli della famiglia Rietti-Cavalieri al 14. Sono
questi i nomi delle prime vittime della Shoah che simbolicamente
oggi ritornano a "casa", a Ferrara, grazie a 15 pietre
d'inciampo. Ritornano davanti a quelle che furono un tempo le
loro case prima di essere strappati alla loro vita e diventare
vittime dell'Olocausto.
Nella città emiliana sono le prime pose del progetto delle
pietre di inciampo e altre ne seguiranno. Doveva essere presente
alla posa anche Gunter Demnig, l'artista tedesco creatore del
progetto delle 'Stolpersteine' (pietre d'inciampo, ndr), assente
per un problema personale. Le pietre, piccoli cubi di cemento
con una lastra di ottone realizzati da Demnig, riportano i dati
biografici delle vittime dei campi nazisti. Posizionate davanti
all'ultima residenza nota dei deportati, invitano a riflettere
sulla memoria storica. Dal 1995 ne esistono oltre 100.000 in
2.000 città europee. Ora anche Ferrara è presente.
"È un gesto importante per ricordare, per non dimenticare",
affinché "una tragedia che colpì duramente anche Ferrara non
possa accadere mai più", sono state le parole del sindaco Alan
Fabbri oggi, durante la cerimonia. "Altre 25 pietre sono state
richieste da parte delle famiglie e dei conoscenti e ogni pietra
d'inciampo che si aggiungerà avrà una sua cerimonia", specifica
il sindaco. Il progetto rimane aperto: "Grazie a un lavoro
corale si stanno cercando le storie di altri ebrei ferraresi
vittime della Shoah: il progetto, quindi, proseguirà,
realizzando un museo diffuso, a cielo aperto, in tutta la
città".
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