Lo scrittore Christian Raimo, autore di un post su Fb nel quale definiva "neofascisti e razzisti" alcuni editori e giornalisti, e aveva spinto per un "Salone militante e antifascista" si è dimesso dal gruppo di consulenti del Salone del Libro. "Ho deciso di presentare la mie dimissioni - spiega in una nota - per proteggere il Salone del Libro di Torino dalle polemiche che hanno fatto seguito a un mio post, pubblicato a titolo strettamente personale.
Il Salone del Libro di Torino è uno spazio di libertà, di dibattito e confronto di idee, di cultura e di apertura, di molteplicità e democrazia. È il risultato del lavoro appassionato e della dedizione di centinaia e centinaia di persone. È importante per il paese e appartiene a tutti".
"Le dimissioni di Christian Raimo mi addolorano. Il contributo che ha dato al Salone in questi anni è stato enorme, ed è comprovato da un successo riconosciuto da tutti. Mi dispiace per editori e autori che si sono sentiti offesi dalle sue dichiarazioni scritte a titolo personale in un post di Facebook". E' il commento del direttore del Salone del Libro, Nicola Lagioia, alle dimissioni dello scrittore.
"Mi dispiace - scrive Lagioia - per come uomini politici di partiti dove ci sono gli inquisiti per mafia abbiano cavalcato la vicenda. (Tanti servitori dello Stato si scambiano quotidianamente in televisione parole irriferibili e non mi pare che questo crei loro rispetto al bene del Paese un imbarazzo che ha toccato Christian Raimo a sola tutela del Salone). Mi dispiace per come tanti commentatori cerchino di strumentalizzare il Salone del Libro ai soli fini della campagna elettorale o per avere visibilità. Sacrificare una parte di sé per un bene comune è una cosa ormai da pochi. Raimo l'ha fatto senza che nessuno glielo abbia imposto, e questo ai miei occhi lo nobilita. Gli altri si guardino allo specchio".
"Chi - prosegue Lagioia - ha creduto di sfruttare i contenuti del post di Raimo - scritto solo a titolo personale - e le polemiche sui neofascismi per intimidirci, per scalfire l'indipendenza editoriale del Salone e quindi per danneggiare un progetto bellissimo e l'intero territorio, sbaglia di grosso. Chi guarda solo al proprio tornaconto vive solo e muore solo. Il Salone si basa invece sulla condivisione. È il motivo per il quale, ora, farei parlare il Salone e basta. Ed è il motivo per il quale, da ora in avanti, sarà il Salone a parlare per noi - i suoi incontri, i suoi dibattiti, le sue presentazioni, la sua comunità".
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