I genitori che discutevano di spettacoli nella quiete delle serate casalinghe, il circolo del cinema frequentato per anni nella capitale, la simpatia per Monica Vitti, l'ammirazione per Vittorio De Sica. Elegante e affabulatorio, ben lontano dalla sua età anagrafica, il novantenne Paolo Portoghesi racconta e si racconta protagonista domenica 31 ottobre di Domenica Con, in onda su Rai Storia dalle 14 a mezzanotte. E quello che ne viene fuori è un ritratto inedito del grande architetto e intellettuale che in Italia è stato il principale esponente del post modernismo, professore alla Sapienza e poi rettore del Politecnico di Milano, accademico dei Lincei e di San Luca, presidente della Biennale di Venezia, grande esperto del Borromini e del Barocco.
Dallo studiolo incantato della sua splendida casa di Calcata, borgo medievale a pochi chilometri da Roma, l'architetto si presenta al pubblico della tv e lo coinvolge nelle passioni di una vita, il cinema prima di tutto "che nel periodo più importante della mia formazione superava qualunque altra arte nella sua capacità di rappresentare l'oggi e di far sperare nel domani", ma anche le canzoni, come quella Parlami d'amore Mariù cantata proprio dal suo adorato De Sica.
"La vita in famiglia era ricca di sfumature culturali", sottolinea, e gli anni della gioventù sono quelli del neorealismo. Così è facile che il film più amato, sia proprio Ladri di biciclette, scoperto al circolo romano del cinema dove si era iscritto ragazzo, già nel '47. In De Sica "ho visto l'intellettuale capace di creare film che hanno un valore storico, ma anche leggerezza", spiega. Poi certo c'era l'ansia di imparare, di capire, di individuare come si diceva allora "il linguaggio cinematografico". Anni di formazione in cui alle opere del neoralismo si accompagna lo studio delle pietre miliari del cinema, da Eisenstein a Georg Wilhelm Pabst, Dreyer. Con la passione che si consolida e come tante volte succede finisce per trovare un'eco nella professione, "un riflesso particolare" dice lui, mentre precisa di essersi anche molto divertito costruendo edifici che poi hanno finito per avere una parte anche al cinema. L'episodio più noto è quello di Casa Papanice, a Roma, diventata il set per Dramma della Gelosia di Ettore Scola, con una strepitosa Monica Vitti indecisa tra l'amore di Marcello Mastroianni e quello di Giancarlo Giannini. Ma anche Casa Baldi e Casa Andreis hanno fatto da sfondo a dei film e persino la grande Moschea di Roma compare in Stanno tutti bene di Giuseppe Tornatore.
Portoghesi lo ricorda divertito, in particolare Casa Papanice, dice, "fu costruita per un imprenditore di Taranto che mi aveva chiesto una casa originale e già pensava al set di un film". Il committente venne ascoltato fino ad un certo punto, "perché alla fine ho costruito una casa come la sentivo io" progettata pensando ai bambini "perché vedendola potessero avere l'idea di una città diversa, più bella, immersa nel verde".
Facile che la scegliesse un regista come Scola, insomma, "tanto più che nei suoi film gioia e ironia si intrecciano continuamente". E Monica Vitti? "La conoscevo, l'avevo sempre ammirata, saperla protagonista di quel film fu una soddisfazione davvero grande".
Gli auguri di compleanno, oggi, sono anche per lei.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA