La sensuale Kate Moss di Banksy a tu per tu con la Marylin realizzata da Andy Warhol dopo la morte dell'attrice nel 1962. Ma anche la Regina Elisabetta, ritratta da Warhol con il diadema reale, e quella di Banksy con le sembianze di una scimmia (Monkey Queen). E poi la carrellata di Mao, Lenin e Kennedy dell'uno e la Regina Vittoria dell'altro. Come dire, il favoloso mondo di Andy Warhol, l'artista più fotografato al mondo, famoso e onnipresente, contro l'anonimo Banksy, colui che ha reso la sua arte un evento mediatico mondiale. I due artisti che hanno cambiato il modo di vivere l'arte degli ultimi cinquant'anni sono uno di fronte all'altro nella mostra che per la prima volte mette i loro percorsi a confronto diretto, ovvero Warhol Banksy, curata da Sabina de Gregori e Giuseppe Stagnitta, al WeGil di Roma dal 20 dicembre al 6 giugno 2025. "E' la prima volta che si costruisce una mostra così - racconta all'ANSA Giuseppe Stagnitta - Anche se nel 2007 lo stesso Banksy creò un'esposizione, curata da lui, Warhol vs Bansky. Quindi già dall'inizio ci voleva comunicare qualcosa sul suo legame con Warhol, ma soprattutto con Duchamp". Patrocinata dalla Regione Lazio, in collaborazione con LazioCrea e prodotta da MetaMorfosi Eventi e Emergence Festival, la mostra documenta il percorso innovativo e rivoluzionario dei due, con oltre 100 opere provenienti da famose collezioni private di tutto il mondo e da importanti gallerie d'arte. "C'è stato un grande lavoro di ricerca e autentica perché entrambi lavorano con il serigrafico - prosegue Stagnitta - E un notevole sforzo: solo i Muri che abbiamo portato da Londra pesano otto quintali. La mostra è contestuale al modo di fare arte oggi, che non è più l'oggetto-quadro, ma l'arte che diventa evento. Questa è una lezione Dada, una modalità per creare spaesamento, per provocare il mondo. Warhol lo faceva già negli anni '80, contestualizzato soprattutto al consumo. Banksy lo fa oggi con le citazioni esplicite come la Gioconda Smile al Louvre". Tra la numerosissima produzione dell'artista britannico, ecco dunque le Soup, considerate post-produzione di una delle opere più iconiche di Warhol. Si prosegue poi con il Self Portrait su tela del 1967 di Warhol a confronto con il muro di Banksy dal titolo Computer Boy, dove alcuni vedono nel ragazzo accovacciato un Banksy da piccolo con l'identità già nascosta. In mostra anche il famosissimo muro Season's greetings realizzato in Galles a Port Talbot nel 2018, che invita a riflettere sulle conseguenze dell'inquinamento atmosferico sulla nostra salute. Tra i temi comuni tra i due artisti, c'è anche la musica, con dischi e manifesti iconici come la famosa banana del 1967 della copertina di The Velvet Underground & Nico di Warhol, in dialogo con l'opera di Banksy dal titolo Pulp Fiction, in cui John Travolta anziché la pistola ha in mano la banana iconica di Warhol, e oltre 50, tra vinili di Warhol firmati e cd con la copertina realizzata da Banksy. Tra tante affinità, però, anche una clamorosa differenza: Warhol fece del presenzialismo il suo tratto, mentre Banksy ha fatto dell'anonimato uno dei suoi punti di forza. È vero - risponde Stagnitta - anche se lo stesso Warhol era anonimo, con la sua parrucca, la faccia quasi di plastica e gli occhiali scuri. Non rispondeva mai alle domande. Diceva solo 'si' o 'no'. Era provocatorio, ironico. Era dappertutto, ma molte volte mandava i suoi sosia alle inaugurazioni. Lui c'era, ma in realtà era tanto di più. Per cui non conosceremo mai la sua persona, come non conosceremo mai chi è Banksy".
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