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Farhadi, "Il mio eroe ispirato alla gente comune"

Cannes

Farhadi, "Il mio eroe ispirato alla gente comune"

In corsa per la Palma a Cannes il film tra dramma e thriller

CANNES, 13 luglio 2021, 17:22

di Francesco Gallo

ANSACheck

A Hero - RIPRODUZIONE RISERVATA

A Hero - RIPRODUZIONE RISERVATA
A Hero - RIPRODUZIONE RISERVATA

CANNES - Non è certo la prima volta, ma i film dell'iraniano Asghar Farhadi ricordano quelli italiani del Dopoguerra, tanto più A HERO, dramma-thriller in lingua farsi in concorso al Festival di Cannes, dove padre e figlio sembrano proprio quelli di LADRI DI BICICLETTE con lo sguardo subito pronto ad autentica gioia e vergogna. È il caso del protagonista Rahim (Amir Jadidi), carcerato per debiti che, uscito per qualche giorno dalla prigione, cerca in tutti i modi di trovare anche solo una parte dei soldi per far ritirate la denuncia e restare in libertà. "Mi sono ispirato a storie simili lette sui giornali, storie di persone comuni che sono state messe sotto i riflettori a causa di qualcosa di altruistico che hanno fatto. Ma A Hero non è ispirato da una notizia specifica" ha detto il regista in una intervista stampa. Ma per Rahim a un certo punto arriva la fortuna sotto la forma di una borsa piena di monete d'oro. La sua nuova ragazza la trova abbandonata ad una fermata d'autobus. I due cercano inizialmente di ricavarci dei soldi, poi, per tutta una serie anche di strani 'segni', Rahim decide di cercarne il proprietario mettendo un annuncio. Quando la donna che ha perso la borsa approda nella casa della sorella di Rahim, dove vive anche lui insieme al figlio adolescente, e dimostra di esserne la legittima proprietaria, il carcerato diventa subito un eroe. Tv e media lo cercano, e il figlio è davvero orgoglioso di averlo per padre. Da qui il film del due volte premio Oscar cambia nettamente .

Capace come è Farhadi di cavalcare tutti i registri delle persone semplici, naturali, fa entrare nella vita del protagonista il sospetto, il dubbio. Un dubbio che ha anche la stessa polizia che non vede tutto chiaro nella restituzione della borsa. E un eroe, si sa, fa presto a cadere se la gente non crede più in lui. Farhadi è poi altrettanto bravo nel raccontare, come aveva già fatto in UNA SEPARAZIONE il complicato sistema amministrativo iraniano in cui tutto diventa occasione di molteplici letture. In un sistema altamente controllato e dove regna il sospetto è ancora più facile essere volubili nella passioni e ribaltare di segno gli eroi. "Come ovunque nel mondo, i social media hanno un posto cruciale oggi nella vita delle persone in Iran - sottolinea Farhadi -. Questo fenomeno è abbastanza nuovo, ma il suo impatto è tale che è difficile ricordare com'era la vita prima. La mia esperienza personale mi porta a credere che questo sia più evidente nella società iraniana che altrove. Penso che ciò possa essere spiegato dalla situazione socio-politica del Paese". Nel cast di A HERO, che sarà distribuito in Italia da Lucky Red, oltre Mohsen Tanabandeh e Fereshteh Sadre Orafaee c'è anche la figlia del regista, Sarina Farhadi, che aveva già lavorato con lui in UNA SEPARAZIONE. Il film è stato girato a Shiraz l'antica capitale di Persia nel sud dell'Iran, uno dei più importanti luoghi culturali del Paese. Il regista iraniano è alla sua quarta partecipazione al Festival dopo IL PASSATO (premio a Berenice Bejo per la miglior interpretazione femminile), IL CLIENTE (miglior sceneggiatura e miglior interpretazione maschile) e TUTTI LO SANNO.

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