aggiunge -. Forse non ce ne siamo resi conto, ma stiamo vivendo un cambiamento epocale. Raccontare questa paura, disperazione, ambiguità, inquietudine era d'obbligo per me ma volevo farlo in un film popolare, con personaggi chiari e definiti". , anche produttore (Monello Film) con il contributo di Fondazione Sardegna Film Commission, si mette in scena per la prima volta anche come attore, dando volto a uno dei protagonisti, Massimo, ossessionato dai suoi fallimenti, innanzitutto quello con la compagna e la sua bambina ancora piccola: "la interpreta mia figlia vera, Mila - spiega il cineasta -. Io in realtà ho iniziato come attore e mi sono reso conto durante la scrittura che questo personaggio prendeva lentamente le mie sembianze. Inizialmente avevo un po' paura ad affrontare anche la pressione della recitazione, ma poi ho pensato che sarebbe stato più facile interpretare Massimo che spiegarne la complessità a un altro attore. Mi sono rifatto a modelli come Cassavetes, e devo confessare che dirigere da dentro la scena è anche più facile perché riesci a dettare i tempi e correggere in corsa".
Gli altri 'amici' sono il più rassegnato e ferito Stefano (Stefano Deffenu, che rinnova il sodalizio, anche da cosceneggiatore con Angius); lo spregiudicato Andrea (Michele Manca); il 'politico' Piero (Stefano Manca), che si porta dietro il fratello minore Riccardo (Riccardo Bombagi). Un cast potente, nel quale debuttano in ruoli drammatici i fratelli Stefano e Michele Manca, più conosciuti come duo comico Pino e gli Anticorpi: "Sono consapevole del fatto che dietro a ogni attore comico si nasconda un grande attore drammatico - commenta Angius - è stato bellissimo averli nel film. Michele e Stefano sono dei veri artisti e questa non sarà l'ultima volta che lavoro con loro. Per portare 'I Giganti' "a essere più fruibile il più possibile, anche perché io adoro il cinema popolare, abbiamo usato il genere, il western, che riportiamo alla sua vera radice, la tragedia greca, l'horror, il thriller. Così da raccontare una storia che fosse anche avvincente. E' un film sicuramente duro, non fa prigionieri, ma credo possa arrivare a molti".
La storia è "principalmente al maschile, ma la donna è centrale - sottolinea -. Tutto è generato dalla sua assenza. Questi personaggi sono disperati perché nella loro vita hanno il fardello della mancanza della figura femminile; alcuni di loro sognano qualcosa che forse non hanno mai avuto". Il film "è per me anche una dichiarazione d'amore alla mia compagna". Il titolo, I Giganti, "è ironico, perché vediamo uomini molto molto piccoli ma potrebbe anche non esserlo, perché i protagonisti sono consapevoli del loro fallimento e del loro dolore". Non c'era "escamotage migliore che l'uso costante degli stupefacenti per rappresentare la loro autodistruttività. Non è un film moralista, ma neanche morboso nei confronti della droga. Ne facciamo vedere il lato negativo, come si mostra il lato negativo della misoginia e del maschilismo". Il regista ora è già in preparazione di un nuovo film, Confiteor, "che sarà un'epopea. Ci siamo dovuti fermare per la pandemia ma speriamo di portarlo avanti il prima possibile".
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