Probabilmente non sarà neppure un record rispetto alle scorse edizioni, ma di fatto quest'anno al Lido ci sono tanti film ricchi di prigioni, sbarre e carcerieri. Forse è solo una coincidenza o, meglio, un diretto o indiretto effetto Covid che ha favorito certamente le produzioni ambientate in spazi limitati. Quegli stessi spazi d'altronde che tutto il mondo ha imparato a conoscere in quarantena.
Se si considerano i soli film italiani sono ben tre quelli ambientati dietro le sbarre: ARIAFERMA di Leonardo Di Costanzo, REBIBBIA LOCKDOWN di Fabio Cavalli e in maniera meno diretta MONDOCANE di Alessandro Celli.
Sul fronte film stranieri troviamo invece: REFLECTION di Valentyn Vasyanovych, IL COLLEZIONISTA DI CARTE di Paul Schrader, LEAVE NO TRACES di Jan P. Matuszynski, AMIRA di Mohamed Diab e 107 MOTHERS di Peter Kerekes.la Intanto gli italiani. ARIAFERMA di Leonardo Di Costanzo, film fuori concorso che sarà distribuito da Vision Distribution, ci porta in un vecchio carcere ottocentesco in dismissione. Per problemi burocratici i trasferimenti si bloccano e una dozzina di detenuti con pochi agenti rimangono in attesa di nuove destinazioni. In un'atmosfera sospesa, le regole di separazione si allentano e tra gli uomini rimasti si intravedono nuove forme di relazioni. Questo vale anche tra il direttore del carcere (Toni Servillo) e un carcerato (Silvio Orlando).
REBIBBIA LOCKDOWN di Fabio Cavalli presentato al Venice Production Bridge mette in campo quattro universitari incaricati dalla Luiss Guido Carli di seguire i detenuti - studenti in carcere. Il virus all'improvviso blocca ogni incontro. I due mondi estranei sono ora accomunati dallo stato di detenzione imposto dal contagio. Nasce un fitto rapporto epistolare. Per mesi i ragazzi e i carcerati si svelano gli uni agli altri fra paure e speranze. Si incontreranno, infine, nel luogo del sapere: l'aula universitaria di Rebibbia.
MONDOCANE di Alessandro Celli in concorso alla SIC ha come protagonisti due grandi amici in un futuro non molto lontano. In una Taranto cinta dal filo spinato proprio come una prigione in cui nessuno, nemmeno la Polizia, si azzarda a entrare, sono rimasti i più poveri che lottano per la sopravvivenza, mentre una gang criminale, le Formiche, capeggiata da Testacalda (Alessandro Borghi), si contende il territorio con un'altra banda.
In concorso troviamo invece REFLECTION di Valentyn Vasyanovych, con protagonista il chirurgo ucraino Serhiy catturato dalle forze militari russe in una zona di guerra dell'Ucraina orientale, che mentre è in prigione diventa testimone di spaventose scene di violenza. Dopo il rilascio, torna al suo appartamento piccolo borghese e tenta di trovare uno scopo nella sua vita dedicandosi a ricostruire la relazione con la figlia e l'ex moglie.
IL COLLEZIONISTA DI CARTE di Paul Schrader, dramma cupo, con sullo sfondo Guantanamo, parte proprio dalla prigione dove Tell (Oscar Isaac) è stato rinchiuso per essere stato uno degli aguzzini di quel campo di prigionia sull'isola di Cuba, o meglio uno di quelli fotografati e sbattuti sul giornale (gli unici a pagare il prezzo alla giustizia). In galera l'ex soldato ha imparato a contare le carte e una volta fuori diventa imbattibile.
LEAVE NO TRACES ci porta nella Polonia del 1983. Nonostante sia congelata, la legge marziale imposta dalle autorità comuniste al potere con lo scopo di sopprimere la rivolta guidata dal movimento Solidarnosc, è ancora in vigore. Così il12 marzo Grzegorz Przemyk, figlio della poetessa Barbara Sadowska, viene arrestato e brutalmente picchiato in carcere: morirà dopo due giorni di agonia. Il solo testimone di quanto avvenuto è uno dei suoi colleghi, Jurek Popiel, che decide di denunciare il fatto.
AMIRA, di Mohamed Diab, racconta di una adolescente molto smart che ha il padre in carcere. La ragazza è cresciuta nella convinzione di essere nata attraverso un concepimento fuori dal matrimonio. Ma quando la madre cerca di avere un altro figlio si scopre la terribile verità: la nascita di bambini palestinesi concepiti con lo sperma dei padri fatti uscire di nascosto dal carcere.
107 MOTHERS del cecoslovacco Peter Kerekes ha come protagonista Lyesa, donna incinta che sta scontando sette anni di carcere per aver accoltellato il marito. Nella prigione di Odessa, la donna vive la sua gravidanza sino al giorno del parto, quando viene alla luce il piccolo Kolya. Passano tre anni, Lyesa spera che la sua buona condotta possa farla uscire dal carcere. Ma quando la sua richiesta viene respinta, il pericolo che il bambino le venga strappato dalle braccia e portato in un orfanotrofio diventa una terribile realtà. Il regista di questo film ha trascorso sette anni con le detenute e il personale di un carcere per donne con figli in Ucraina.
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