Una camgirl che nei suoi live streaming sexy canta anche le proprie canzoni; una coppia Lgbtq che si incontra attraverso gli avatar nello spazio sicuro e libero della Vr; una smart city in Corea, dove le persone vivono gratis, per cinque anni, provando ogni sorta di nuova tecnologia; una clinica per guarire dalla dipendenza della rete. Sono alcuni dei protagonisti e i luoghi tra i quali si muove Real, il nuovo documentario di Adele Tulli (già autrice del pluripremiato Normal, sulle norme e gli stereotipi di genere), che debutta in Cineasti del presente al Locarno Film Festival e arriverà poi in sala con Luce Cinecittà. Nel film ( producono Pepito Produzioni e FilmAffair con Rai Cinema e Luce Cinecittà in collaborazione con Les Films d'Ici) si traccia un percorso tra le infinite strade della vita digitale, nella quale "siamo tutti immersi, in un modo o nell'altro - dice la regista all'ANSA -. E' stata una sfida perché l'argomento oltre ad essere enorme e complesso, è in divenire, c'è la sensazione che ti muti davanti agli occhi, attraverso le nuove tecnologie che arrivano, creando una polarizzazione nell'opinione pubblica". Tulli, con un lavoro iniziato durante la pandemia, ha voluto "osservare questo cambiamento, cercare di dare un senso a questa trasformazione un po' al di là dell'hype del momento, senza abbracciare ne' una prospettiva tecnofobica ne' una tecnottimista, ma muovendomi per suggestioni e ragionando su cosa stia succedendo a noi umani". Per fare questo "ho cercato delle storie che portassero luce su diversi aspetti di questo vivere iperconnesso". Un viaggio per il mondo in cui certi luoghi anche intenzionalmente non vengono più di tanto definiti, perché "la rete è un luogo senza confini e geografie precise, quindi chiaramente si gioca anche su questa ambiguità. Abbiamo girato in molti Paesi, dalla famiglia che vive nella smart house in Corea, alla ragazza che lavora come camgirl online che ha un accento americano ma non sappiamo dove sia. La coppia che si incontra in VR è composta da due persone che vivono in luoghi opposti del pianeta, una è in America e l'altra in Australia. Poi c'è ad esempio, la clinica per dipendenze dalla rete in Germania; abbiamo girato su una nave posacavi nel Mediterraneo, in una fabbrica di cavi e in un data center in Portogallo e in Svezia, e così via". Mondi che si scompongono e ricompongono "nei quali lo schermo, è un nuovo specchio in cui ci guardiamo e che diventa anche un po' un portale, una soglia verso l'universo digitale". Anche ad esempio con lo scrolling (scorrere sul telefono tra immagini e post) "non ci rendiamo conto di quanto siamo bombardati di contenuti che passano senza soluzioni di continuità dal gattino che gioca alla scena di guerra". C'è un labirinto "al centro del film perché la sensazione di essere smarriti in questo caos digitale è forte. Sicuramente siamo in un processo di trasformazione e quindi come con tutti i processi, mentre li stai vivendo è difficile mettere a fuoco esattamente le soluzioni e le vie d'uscita. Non ho cercato risposte in questo senso, ho cercato di immergermi in questa realtà provando a suggerire delle domande".
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