Lupi, pecore, agnelli, api, lucciole, serpenti, aquile, ma anche animali mitologici come la fenice o il grifone: è definita "straordinariamente sorprendente" la quantità di animali che popolano l'universo dantesco della Divina Commedia, oggetto di un primo studio sistematico e completo, sia sul piano linguistico che su quello simbolico. Condotto da Leonardo Canova, docente all'Università di Pisa dove collabora nell'ambito del progetto Hypermedia Dante Network e assegnista presso l'Opera del Vocabolario italiano (Ovi-Cnr), ora diventato un libro: 'Bestiario onomasiologico della Commedia' (Franco Cesati editore).
Quelli della Commedia sono "in gran parte animali reali, anche se c'è da premettere - spiega Canova - che nel Medioevo la distinzione tra animali reali e fantastici era abbastanza labile e, ad esempio, si credeva comunemente che la Fenice esistesse, mentre circolavano notizie fantasiose anche su animali diffusissimi come la capra o il castoro. Quella degli animali è poi una presenza non del tutto omogenea: ce ne sono di più nell'Inferno, un po' meno nel Purgatorio e ancora meno nel Paradiso, ma in ogni caso sono ovunque": "L'ultima straordinaria immagine animale ha per protagoniste le operose api del grazie alle quali il poeta delinea un meraviglioso affresco delle schiere angeliche che si infiorano tra i petali della candida rosa". Canova ha contato complessivamente circa 90 diversi animali, che ritornano nel testo per più di 200 volte, 600 se si allargano i riferimenti alle varie parti del corpo. Con il suo studio "il tentativo - conclude Canova - è di indagare il vastissimo retroterra culturale dantesco e le complesse stratigrafie semantiche sottese ad ogni singola presenza zoologica ricostruendo caso per caso il complesso dei significati affidati ai singoli esseri nella cultura medievale, per valutare se e in che misura la loro conoscenza possa facilitare la decodifica del testo dantesco".
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