Dopo gli album Notti Brave e Coraggio, stavolta niente giochi di parole con il suo nome (d'arte e all'anagrafe). Carl Brave (Carlo Luigi Coraggio) torna con il suo terzo lavoro discografico dal titolo Migrazione (s.p.q.r Music/Columbia Records/Sony Music Italy), anticipato da Remember, in uscita domani 9 giugno, insieme al singolo Lieto Fine. Diciannove tracce, quasi un doppio album, arricchite da molte collaborazioni che lo hanno accompagnato in questo nuovo viaggio. Da Rose Villain e Nayt a Mara Sattei, da Bresh a Dargen D'Amico, da Clementino a Dylan, passando per Jake La Furia, Noemi, Sean Michael. "Ho voluto amici e colleghi. Persone con le quali avevo già lavorato e colleghi che stimavo. Con Noemi e Mara ho già collaborato 300 volte, non potevano mancare anche in questa occasione, ma ho voluto provare cose nuove, per dare una sferzata diversa dal solito", racconta il producer e cantante romano. E proprio Roma è un po' il filo conduttore del disco, che si muove tra i vicoli di Trastevere, le atmosfere dei quartieri popolari, il calore dei tifosi dell'Olimpico. Romano e romanocentrico (e romanista sfegato, "la finale persa di Europa League? Bisogna accettarla. Nello sport si vince o si perde. Per fortuna nella musica non è così. Testa bassa e pedalare").
"Sono nato e vissuto qui. Per me è normale parlare e raccontare la mia città, quello che vivo e sento: è una grande fonte d'ispirazione mi viene naturale", spiega ancora all'ANSA. Carl Brave raccoglie l'eredità di quella scuola romana che continua a mantenersi viva e a rinnovarsi. "I romani stanno facendo tantissimo. Dal rap, al pop, all'indie, anche se io sono contro le etichette, è pieno di artisti romani che valgono, che portano avanti la bandiera della romanità", afferma con orgoglio. E come ogni romano che si rispetti il sogno è uno: esibirsi all'Olimpico. "Certo, ma lo farei solo con le spalle coperte e belle grosse. De core mi ci butterei, ma per ora non è nei programmi". Tornando al disco, a più di due anni dall'ultimo lavoro il producer 34enne riparte dunque da sé e da casa sua, da ciò che è familiare e autentico per raccontare, con uno stile che si apre sempre di più al pop e al cantautorato, un viaggio ricco di storie. "Ho chiamato questo disco Migrazione per due motivi. Il primo è geografico: l'ho realizzato in circa due anni in giro per il mondo, partendo da Roma e migrando a Marrakech, Lisbona, Tokyo, Madrid. In ogni città ho 'acchittato' uno studio e chiamato musicisti del posto. Quando sono tornato a casa ho tirato fuori un sound nuovo, che era la summa di tanti sound diversi". E da qui arriva il secondo motivo: "il percorso che ho fatto attraversando vari stili. La mia evoluzione artistica. Né migliore, né peggiore, semplicemente diversa". Carl Brave, che vanta 40 dischi di Platino, porterà Migrazione in tour nei festival estivi a partire dal 23 giugno da Bologna. "Sto lavorando alla scaletta, che è sempre la parte più difficile". Una canzone da non lasciare fuori, l'Albachiara di Carl Brave? "No, no. Non scherziamo. Non ce l'ho un'Albachiara. Vasco è Vasco. Io sono un suo superfan. Ho consumato i suoi dischi e la mia preferita in assoluto è Colpa d'Alfredo. Mi piacerebbe avere una canzone così riconoscibile, ne ho un po' che mi chiedono come Malibu o Polaroid, ma una così è insuperabile".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA