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Addio a Jimmy Villotti, suonò con Dalla, Morandi, Guccini

Addio a Jimmy Villotti, suonò con Dalla, Morandi, Guccini

Uno dei simboli del jazz a Bologna, addio a 78 anni

BOLOGNA, 06 dicembre 2023, 21:04

di Gianni Gherardi

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Con i primi guadagni nelle orchestre delle balere comprò una Porsche come quella di James Dean, il suo idolo. Da quel del giorno tutti cominciarono a chiamarlo Jimmy, anziché Marco, e Jimmy fu per 60 anni, fino a stanotte, stroncato a Bologna da una malattia che non gli ha dato tregua. Marco Jimmy Villotti, 79 anni, è stato una dei simboli musicali di cui Bologna giustamente si fregia, ma in credito con la popolarità, anche se il successo lo accompagnava da sempre, nella città jazzistica di cui lui è stato forse il talento più cristallino, al pari della modestia, della ironia, di una simpatia innata che ne hanno fatto, forse suo malgrado, un personaggio. "E poi Bologna coi suoi orchestrali..." cantava Francesco De Gregori, forse con invidia per un mondo che Villotti ha vissuto per molti anni. Perché orchestrale (termine dispregiativo per definire quelli che non si possono considerare musicisti in toto) Villotti lo è stato davvero facendo quella gavetta in mille balere della regione e non solo, raccontata in libri che erano una sorta di appunti di viaggio, aneddoti a più non posso. Meteors, Checco e i Baci, Jimmy Mec sono solo alcuni dei nomi di quei 'complessi' che a volte riuscivano ad incidere anche dei dischi a 45 giri, in cui Villotti era già un chitarrista 'finito' e già seguitissimo dai giovanissimi. Poi negli anni '70 cominciò l'intensa attività di sessionman (chi suona nei dischi degli altri e a volte senza essere accreditato) con Lucio Dalla, Francesco Guccini, Ornella Vanoni, Claudio Lolli, Gianni Morandi, suonando anche nei concerti. Con Paolo Conte c'è stata una intensa collaborazione, interrotta da Villotti nel 1991, tanto che il cantautore gli dedicò una intensa canzone, 'Jimmy Ballando'. Ma nelle vene di Villotti scorreva il sangue del bebop, del jazz, così nel 1978 radunò una big band del conservatorio per l'opera rock 'Giulio Cesare, musica per un generale da palcoscenico' incisa anche su un disco ormai pezzo pregiato per i collezionisti. Da oltre trent'anni la sua vita è stata il jazz, portato ovunque in Italia con a fianco giovani musicisti che incoraggiava a mettersi gioco, e protagonista in quella 'Bologna città del jazz' che lo vedeva spesso sul palco della Cantina Bentivoglio. Appassionato della storia degli egizi, amava scrivere i propri pensieri in un taccuino che non lo abbandonava, e oltre a diversi libri sul mondo della musica bolognese (tra cui 'Oringhen' con la copertina disegnata da Sergio Staino, 'Gli sbudellati tra la via Emilia e il jazz'), nel 2019 in 'Onyricana' aveva raccolto il suo mondo immaginario. Quello stesso raccontato in alcune canzoni incise come cantautore in alcuni dischi negli anni '80, con versi come: "questa via è un tira e molla/ come un venditor di colla...". Un degno finale.

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