"In un'epoca come quella che stiamo
vivendo, bombardati da immagini, notizie, sollecitazioni di
tutti i tipi, finalizzate a formare le nostre opinioni, non
sappiamo più esattamente quale è la verità. È come tornare nella
caverna a migliaia di anni di distanza". È questa la motivazione
alla base della quale Enrico Ruggeri ha intitolato il nuovo
album, in uscita domani 17 gennaio, La caverna di Platone
(Anyway Music/Sony Music). Il mito filosofico che voleva gli
uomini chiusi in una grotta ritenere reali le ombre che vedevano
sulla parete.
Il nuovo lavoro in studio, anticipato dal brano Il Poeta e
che arriva a tre anni di distanza da La Rivoluzione, è dunque
un'ode al libero pensiero e ai suoi iconici seguaci come Pier
Paolo Pasolini, ma anche una critica alla musica usa e getta che
si nasconde dietro l'autotune (come tiene a sottolineare nei
crediti al capitolo Voce), una riflessione sulle guerre in
corso, quelle sociali e quelle combattute con le armi, uno
sguardo al passato e a chi lo ha segnato, nel bene e nel male.
Il tutto accompagnato dalle sonorità targate Ruggeri, fedele
alla sua identità artistica di rocker di razza. Anche il titolo
scelto, con il riferimento alla filosofia, è un modo per
distaccarsi da certa musica di oggi. "Rimango dell'idea che per
scrivere qualsiasi cosa sia necessario un bagaglio interiore
sviluppato: non è l'argomento che fa la differenza, ma il modo
di trattarlo", dice togliendosi qualche sassolino dalla scarpa
nei confronti di trapper e rapper.
"Di certo non voglio indicare delle soluzioni ai problemi che
affliggono il mondo - spiega Ruggeri -, ma mostro le sue
incongruenze, i suoi dolori, volgendoli anche in positivo. Sono
uno che si guarda intorno e racconta quello che vede. Provo se
non disprezzo, imbarazzo per i miei colleghi, che fanno post del
tipo 'abbasso la guerra', 'no alla fame': sembrano finaliste di
Miss Italia. A priori dire una cosa che piace a tutti, non è mai
segno di talento dell'animo".
Del disco Ruggeri va molto fiero: "è stato molto pensato e
travagliato. E trovo che le cose migliori le abbia fatte negli
ultimi 10 anni. Sono molto orgoglioso degli ultimi 3-4 album.
Sono i veri dischi della maturità. Negli ultimi 50 anni, con
l'avvento della tv e del glamour, gli artisti hanno fatto le
loro cose migliori all'inizio, perché vengono gratificati fin da
subito e perdono le motivazioni". Lui, racconta, di successi ne
ha avuti, ma "da quando ho iniziato a fare il cantante, ho
capito due cose: che non avrei mai fatto San Siro e che non
sarei mai scomparso. Ma erano tempi diversi: se iniziassi oggi,
sarei un clochard". Ruggeri presenterà il disco in due concerti
speciali: l'1 aprile ai Magazzini Generali di Milano e il 3
aprile al Largo Venue di Roma.
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