Presentato al 75/o Festival di
Cannes, L'ombra di Goya su Sky Arte il 21 novembre alle 21.15,
in streaming solo su Now e disponibile anche on demand, è il
docu-film diretto da José Luis López-Linares e scritto da
Jean-Claude Carrière e Cristina Otero Roth che, attraverso il
racconto di dodici specialisti di tutte le discipline, cerca di
decifrare il genio spagnolo Francisco José de Goya y Lucientes
(1746-1828), autore di capolavori quali Colosso, Maja vestida,
Maja desnuda, La fucilazione del 3 maggio 1808, La famiglia di
Carlo IV e Saturno che divora i suoi figli, solo per citarne
alcuni.
Diventato maturo alla fine del Settecento, Goya visse nel
profondo il passaggio cruciale tra vecchio e nuovo assistendo,
dopo la Rivoluzione francese, al profondo cambiamento politico e
sociale in Europa. In questo contesto dissacrante in cui nulla
del passato sembrava destinato a sopravvivere, il pittore
spagnolo scelse di mettere su tela creature fantastiche, i temi
della rivoluzione, del carnevale e della rivolta all'ordine
precostituito, riproducendo mondi alla rovescia in cui vengono
ribaltate tutte le gerarchie: quelle tra servi e padroni, tra
uomini e animali, tra maschile e femminile.
Per esplorare le infinite sfaccettature dell'artista,
dall'infanzia trascorsa a Saragozza, dove emerse per la prima
volta la sua urgenza di diventare artista, alla casa fuori
Madrid fino all'ultima residenza a Bordeaux, il regista si è
affidato ad un corteo di esperti e appassionati tra i quali
spicca Jean-Claude Carrière (1931-2021), storico amico e
collaboratore di Luis Buñuel, sceneggiatore, scrittore, attore e
regista, che López-Linares ha avuto la fortuna di filmare un
anno prima della sua scomparsa, ripercorrendo con lui le orme di
Goya. Nel corso della narrazione ognuno degli intervistati, tra
i quali storici, pittori, registi, astrofisici, fa luce a modo
suo sull'artista: un otorinolaringoiatra si cimenta, per
esempio, nel rintracciare nei quadri le conseguenze della
sordità del pittore.
Racconta il regista José Luis López-Linares: "Abbiamo
passeggiato nei luoghi in cui Goya ha vissuto e dipinto.
Jean-Claude Carrière ha condiviso i suoi pensieri su ciò che
questi spazi, queste opere e l'atmosfera che regnava in questi
luoghi gli ispiravano via via. La sua conoscenza della materia
era enciclopedica e le sue riflessioni vivaci (…). Come regista,
mi comporto come un archeologo sensibile, un passante che
propone idee, emozioni nascoste dietro ogni scoperta. Volevo che
lo spettatore percepisse il più fedelmente possibile ciò che la
sordità di Goya ha cambiato nella sua vita e nella sua arte (…).
Il nostro approccio è stato quello di cercare di scavare un buco
nelle Pitture nere di Goya per vedere cosa c'era dietro".
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