Terrore e sangue in Francia. Il 7 gennaio 2015 due terroristi, "nel nome di Allah", hanno aperto il fuoco e ucciso dodici persone facendo irruzione nella sede del giornale satirico Charlie Hebdo, a qualche centinaio di metri dalla Bastiglia. I killer Said e Cherif, due fratelli jihadisti franco-algerini di 32 e 34 anni, erano tornati in Francia dalla Siria. Con loro un complice, Amid, di appena 18 anni.
Il presidente Hollande nel primo anniversario della strage ha detto che 'La Francia è sotto una minaccia spaventosa' "Sul fronte esterno - ha affermato Hollande rivolgendosi alle forze dell'ordine nella storica sede della prefettura di Parigi rispondiamo con le nostre forze armate che lottano al fianco dei nostri alleati contro la barbarie dell'Isis". "Sul fronte interno - ha continuato - rispondiamo braccando i terroristi, smantellando le loro reti, prosciugando le loro fonti di finanziamento". Ma anche "bloccando la loro propaganda di radicalizzazione".
La Francia è sconvolta, il presidente Francois Hollande - subito accorso sul posto - è apparso sotto shock. Ha definito le vittime "i nostri eroi", caduti per l'idea che si erano fatti della Francia, "la libertà". Sono caduti sotto i colpi del commando di terroristi Charb, il direttore, e i popolarissimi disegnatori satirici Wolinski, Cabu e Tignous. Li hanno cercati, uno per uno, in particolare Charb, autore di un'ultima vignetta tragicamente profetica, in cui scherzava su possibili attacchi terroristici imminenti in Francia. I testimoni parlano invece di un periodo di difese stranamente un po' allentate al giornale, da anni nel mirino del fanatismo per le sue provocazioni contro gli estremismi religiosi di ogni tipo. "Allah Akbar", hanno gridato i terroristi uscendo, filmati dall'alto in un video che - a partire da Le Monde - i media francesi si stanno impegnando a non diffondere o a pubblicare depurato delle scene più crude.
"Abbiamo vendicato il profeta", "abbiamo ucciso Charlie Hebdo, siamo di Al Qaida": queste le altre urla deliranti dei terroristi, i quali durante alcuni interminabili minuti hanno compiuto una mattanza scientifica, chiedendo ai giornalisti il loro nome prima di giustiziarli. Sotto i colpi, sono caduti anche l'economista Bernard Maris, che aveva una rubrica su Charlie Hebdo, con lo pseudonimo di Oncle Bernard, un addetto alla portineria, un poliziotto accorso in bicicletta dal commissariato vicino e un altro che era di guardia all'interno della redazione. I killer sono fuggiti su un'auto, poi l'hanno dovuta abbandonare dopo uno scontro con un veicolo guidato da una donna, hanno minacciato un altro automobilista e si sono allontanati con la sua auto. E proprio nell'auto gli agenti hanno trovato le loro carte d'identità. Nella banlieue nord di Parigi si è subito scatenata una caccia all'uomo senza precedenti.
L'hashtag #Jesuischarlie che ha invaso la rete sembra stampato sulle facce dei francesi, disorientati e impauriti. Per l'esperto di terrorismo Antoine Basbous, può essere l'inizio di una nuova ondata di attentati terroristici "come nel 1995", con la differenza che allora si trattava di gruppi spontanei e ordigni improvvisati, mentre oggi i commando in azione sembrano molto ben addestrati e mostrano "una calma eccezionale". "Bisogna dire basta all'ipocrisia e chiamare le cose con il loro nome: è una strage perpetrata dall'integralismo islamico", ha tuonato la leader del Front National Marine Le Pen.
9 gennaio - Un doppio blitz mette fine all'incubo, uccisi i terroristi
Morti 4 ostaggi. Francia sotto shock per gli attacchi coordinati
Si concludono con altro sangue i tre giorni più lunghi per la Francia, cominciati con la strage in redazione a Charlie Hebdo e finiti con un doppio, simultaneo assalto dei reparti speciali francesi. Morti i tre terroristi, che hanno inneggiato ad al Qaida e all'Isis, morto un loro probabile fiancheggiatore. Morte anche quattro persone, ostaggio in un supermercato di prodotti kosher. "Usciremo da questa prova ancora più forti", ha detto il presidente Francois Hollande in tv, provando a risollevare i francesi atterriti da un incubo interminabile. Ma poi ha subito aggiunto che "per la Francia le minacce non sono finite".
Il terribile attacco ai vignettisti di Charlie Hebdo, poi il crudele assassinio di una giovane poliziotta, infine la fuga dei tre terroristi braccati come animali, i due fratelli integralisti Cherif e Said Kouachi e l'ultrà islamico di origine maliana Amedy Coulibaly. Nella fuga i due Kouachi avevano tentato di rubare un'auto, si sono scontrati con la polizia e, infine, si sono asserragliati in una tipografia della zona industriale della Seine-et-Marne, a est di Parigi, a ridosso dell'aeroporto Charles de Gaulle di Roissy. Contemporaneamente, si stringeva il cerchio attorno a Coulibaly, del quale non si era saputo più nulla dopo l'assassinio della giovane agente: fermati i genitori, un mandato veniva spiccato nei confronti suoi e della sua compagna, Hayat Boumeddiene.
I fratelli Kouachi non si erano resi conto di avere con loro un ostaggio. Dopo ore, sentendosi perduti e privi di potere di scambio con la polizia che li assediava, sono usciti dallo stabilimento sparando contro la polizia, alle 16.57. Seguendo gli ordini impartiti direttamente dal presidente Hollande, i reparti speciali hanno risposto al fuoco e hanno "neutralizzato" la minaccia. I due fratelli, che avevano fatto sapere di voler morire "da martiri", sono stati uccisi nello scontro a fuoco. Nel primo pomeriggio, intanto, era riemerso Coulibaly, di cui non si avevano notizie da ore. Era braccato, ha saputo dei suoi genitori fermati, ha sentito che era arrivato alla fine ed è passato al gesto estremo: kalashnikov in pugno, è entrato in un supermercato di prodotti kosher a Vincennes, periferia residenziale di Parigi, prendendo in ostaggio una decina di persone, fra cui donne e bambini, e gridando ai primi poliziotti arrivati: "sapete chi sono, sapete chi sono!".
Le ricostruzioni dicono che abbia ucciso subito quattro degli ostaggi, minacciando poi un massacro se fossero stati toccati i fratelli Kouachi. Ha avuto la calma e la concentrazione di telefonare alla redazione di BFMTV per mettere in chiaro che la sua azione era coordinata con i fratelli terroristi, che avrebbero dovuto occuparsi "loro di Charlie Hebdo, io dei poliziotti". Dopo essersi detto appartenente allo Stato islamico, si è preparato alla fine cominciando a pregare (i redattori di BFMTV hanno ascoltato le sue preghiere dal cellulare rimasto staccato). Anche a Vincennes, per ordine di Hollande, le teste di cuoio sono passate all'azione, esattamente tre minuti dopo Dammartin-en-Goele: fuoco e granate lacrimogene sul supermercato, irruzione ed esplosioni, poi il silenzio. Lentamente sono usciti i superstiti, mentre i soccorritori si dedicavano ai feriti. Cinque i morti accertati: Coulibaly e quattro ostaggi. Alcuni riferiscono però che tra le quattro vittime ci potrebbe essere un possibile complice del killer.
Messa in scacco da tre persone nonostante avesse schierato quasi 100mila uomini sul terreno, la Francia prova a curarsi le ferite e a interrogarsi sul futuro. Il primo ministro Manuel Valls ha fatto capire che c'è bisogno di cambiare qualcosa nell'arsenale legislativo francese, alcune circostanze che emergono di ora in ora lo confermano: Coulibaly a piede libero nonostante fosse stato condannato a 5 anni nel 2013 per aver tentato di far evadere Belkacem, terrorista algerino tristemente noto per gli attentati del 1995; Cherif Kouachi, già segnalato come integralista pericoloso, reduce da un soggiorno in Yemen nel 2011 che egli stesso ha definito "finanziato dall'imam Anwar al-Awlaki", eppure libero di agire e organizzarsi a proprio piacimento.