L'attacco in diretta, online, come per la strage nelle moschee di Christchurch, in Nuova Zelanda, in cui il 15 marzo scorso sono rimaste uccise 51 persone e 47 altre sono rimaste ferite: il killer della sinagoga di Halle, in Germania, ha filmato la sua azione per 35 minuti con una telecamera fissata sull'elmetto che indossava. Nel video, postato su un sito di videogame online, si sente l'uomo che prima di sparare urla: "La radice di tutti i problemi sono gli ebrei". Allo stesso modo, l'omicidio di massa di Christchurch è stato pianificato evidentemente per diffonderne le immagini nel web e fare così proseliti sui social media, come uno strumento di propaganda. Per ore, i social hanno lavorato, a fatica, per eliminare il video della strage. Un filmato di morte lungo 17 minuti, andato in diretta su Facebook e che si è poi fatto strada anche su Instagram, Twitter e YouTube.
E' stata una vicenda che ha poi riacceso le polemiche sui colossi di internet, che sembrano inermi di fronte al propagarsi di immagini insanguinate: quelle di omicidi - con gli ultimi casi di cronaca che spaziano dagli Usa alla Thailandia passando per la Danimarca - e anche di suicidi, sempre più spesso annunciati e a volte consumati nelle piazze virtuali, testimoni oculari degli ultimi istanti di una vita che finisce nella fotocamera del telefono. Il massacro neozelandese è rimbalzato da una piattaforma all'altra, e da un capo all'altro del pianeta, prima che le compagnie del web riuscissero a correre ai ripari. Facebook è stata avvisata dalla polizia locale, che proprio su un social - Twitter - ha prontamente rivolto un appello a non diffondere ulteriormente quei "filmati angoscianti". Immagini che sono fonte di nuovo dolore per le vittime e i loro cari, ma anche strumento di proselitismo.
E a quanto pare, di proseliti ce ne sono già un po' ovunque, visto che già poche ore dopo l'attacco di oggi ad Halle, le comunità online di estrema destra hanno prontamente celebrato l'ancora ignoto killer definendolo "santo", come ha scritto su Twitter Rita Katz, direttrice di Site, un sito di monitoraggio dell'estremismo sul web, ricordando che, guarda caso, lo stesso epiteto fu da loro rivolto a Brenton Tarrant, il terrorista di estrema destra autore del massacro nelle moschee di Christchurch.
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