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Le sirene di allarme razzi risuonano nel centro di Israele

Le sirene di allarme razzi risuonano nel centro di Israele

A Gaza più di 50 vittime nei raid compiuti nella notte

TEL AVIV, 12 ottobre 2023, 08:22

Redazione ANSA

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Over 1,000 Palestinians dead as Israel retaliates following deadly Hamas attacks © ANSA/EPA

Over 1,000 Palestinians dead as Israel retaliates following deadly Hamas attacks © ANSA/EPA
Over 1,000 Palestinians dead as Israel retaliates following deadly Hamas attacks © ANSA/EPA

Le sirene di allarme per i razzi lanciati da Gaza stanno ora risuonando nella zona centrale di Israele. Lo ha detto l'esercito.  Nei raid della notte scorsa sulla Striscia l'esercito ha più volte colpito le forze di elite Nukhba di Hamas, in particolare i suoi centri operativi di comando. Quelli - ha spiegato l'esercito - che hanno gestito l'infiltrazione nei kibbutz al di la del confine sabato scorso. "Queste forze - ha spiegato - sono costituite da terroristi selezionati da alti funzionari di Hamas, designati per effettuare attacchi terroristici come imboscate, incursioni, assalti, infiltrazioni attraverso tunnel terroristici, nonché missili anticarro, razzi e fuoco di cecchini".

I militari hanno anche annunciato di aver dispiegato forze di riservisti lungo le città sul confine con il Libano. La mossa - è stato spiegato - è avvenuta nell' ambito del generale rafforzamento delle truppe nell'area nord del Paese dopo la situazione di tensione con Hezbollah. "Queste forze - è stato spiegato - stanno conducendo compiti di difesa tra i quali pattugliamento e blocchi stradali in modo da assicurare la sicurezza dei residenti". La notte precedente all'attacco di Hamas dalla Striscia "c'erano stati alcuni segnali ma non avvertimenti importanti di intelligence". Lo ha detto il portavoce dell'esercito Daniel Hagari. 

Il numero delle vittime nella Striscia di Gaza per i bombardamenti israeliani degli ultimi sei giorni è intanto salito ad almeno 1.200 morti e circa 5.600 feriti, ha detto oggi il Ministero della Sanità palestinese. Almeno 51 persone sono morte e altre 281 rimaste ferite negli attacchi aerei compiuti stanotte, secondo la stessa fonte. I raid hanno colpito Gaza, Jabaliya, Sabra, Al Zaytoun, Al Nafaq, Tal Al Hawa e Khan Younis.

Secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha), quasi 339mila persone sono state costrette a fuggire dalle proprie case nella Striscia di Gaza sotto assedio e bombardata dall'esercito di Israele. Il numero degli sfollati nel territorio palestinese da 2,3 milioni di abitanti a ieri sera "è aumentato di altre 75.000 persone e ha raggiunto la cifra di 338.934", ha affermato l'ufficio Onu in un comunicato pubblicato oggi. "Lo sfollamento di massa nella Striscia di Gaza continua", ha sottolineato l'Ocha spiegando che quasi 220.000 persone hanno cercato rifugio nelle scuole gestite dall'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (Unrwa); circa 15.000 sono fuggite nelle scuole gestite dall'Autorità palestinese; oltre 100.000 hanno trovato rifugio presso parenti e vicini o in in altre strutture religiose e civili della città di Gaza.

Fonti palestinesi, intanto, affermano che il presidente Mahmoud Abbas (Abu Mazen) incontrerà domani il segretario di Stato americano Antony Blinken, in visita in Medio Oriente.

Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha scelto intanto la strada del governo di emergenza nazionale: dopo il clamoroso buco della sua intelligence, ora nessuna scelta potrà essere fatta senza l'adesione di maggioranza e opposizione. Non a caso nella ristretta cellula di comando che guiderà il Paese "in una guerra lunga e dura" - per usare le parole del ministero degli Esteri - ci saranno lo stesso Netanyahu, Benny Gantz (uno dei leader dell'opposizione), il ministro della Difesa Yoav Gallant, l'ex capo di stato maggiore Gadi Eisenkot (anche lui ex opposizione) e il ministro degli Affari strategici Ron Dermer. Molti auspicano che anche l'altro capo dell'opposizione, Yair Lapid, entri al più presto nel nuovo governo. Uno dei cardini dell'accordo è che fino alla fine della guerra non si parlerà più di riforma giudiziaria, il tema che per 8 mesi ha spaccato in due Israele.

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