Il Cile ha deciso di rivolgersi alla Corte penale internazionale (Cpi) per chiedere un'indagine sull'operato del governo di Israele nella Striscia di Gaza. L'annuncio è stato fatto dall'ambasciatrice cilena presso l'Onu, Paula Narváez che, dopo aver parlato con il presidente Gabriel Boric e con il ministro degli Esteri Alberto van Klaveren, ha messo al corrente della decisione l'Assemblea generale a New York.
"Il Cile - ha dichiarato Narváez - non rimarrà indifferente alla situazione attuale e al dolore del popolo palestinese" e "per questo il Cile presenterà tempestivamente una istanza riguardante la situazione in Palestina alla Procura della Cpi". Chiederemo, ha infine detto, "un'indagine sui crimini internazionali commessi nei territori palestinesi occupati, alla quale speriamo che altri paesi possano unirsi".
Il Cile ospita la maggiore comunità palestinese al di fuori del mondo arabo, forte di 400-500.000 membri, e le vicende della guerra a Gaza hanno suscitato tra le sue fila una forte ondata di indignazione e proteste.
A protestare è ora la comunità ebraica in Cile. In una dichiarazione pubblica, riferisce la radio ADN, la comunità ebraica cilena si è rammaricata degli attacchi avvenuti il 7 ottobre e ha criticato la risposta del Cile. "Un Paese amico del Cile come Israele - sottolinea un comunicato - è stato selvaggiamente attaccato da un gruppo terroristico che mira alla sua distruzione. Le donne sono state violentate, migliaia di persone sono state assassinate, mutilate e bruciate vive, fra altre azioni indubbiamente totalmente riprovevoli".
"Invece di posizionarsi a difesa dei valori occidentali, lotta che fa parte della guerra contro il terrorismo islamico - si dice poi -, il Cile si è schierato dalla parte opposta e sulla chiara strada di inimicarsi Israele, prima con l'incidente delle credenziali (non accettate al nuovo ambasciatore, ndr) poi con la convocazione dell'ambasciatore stesso al ministero degli Esteri, e ora con la presentazione di una denuncia internazionale" alla Cpi.
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