L'anniversario dei 72 anni
dalla morte di Eva Peron, simbolo iconico della giustizia
sociale promossa dal partito fondato nel 1947 dal marito Juan
Domingo Peron, si celebra oggi - sottolineano diverse testate -
in un'Argentina che appare agli antipodi da quella immaginata da
Evita, come veniva chiamata familiarmente dal popolo.
Il 50% degli argentini è sommerso nella povertà, l'economia è
sprofondata in una recessione da cui non si intravede l'uscita,
la disoccupazione è in crescita costante, e il governo è in mano
a un leader ultraliberista che afferma che "la giustizia sociale
è un'aberrazione".
Lo stesso movimento peronista, castigato duramente alle
scorse elezioni per le responsabilità attribuitegli soprattutto
per l'inflazione salita alle stelle, appare oggi diviso e
paralizzato dalle sue stesse contraddizioni, senza un leader in
grado di competere con la figura di Milei e con i sindacati in
disparte.
Una frammentazione che si riflette anche nelle iniziative
annunciate per ricordare il "passaggio all'immortalità" di
quella che era considerata la "paladina dei poveri". Non un
grande comizio, come nei tempi d'oro dei governi di Nestor
Kirchner e di sua moglie Cristina Kirchner - che per un tempo
era parsa rivaleggiare lei stessa con la figura di Evita -, ma
solo tante piccole cerimonie.
La più importante è stata forse quella del governatore
peronista della provincia di Buenos Aires, Axel Kicillof,
considerato oggi l'unico in grado di poter sfidare il leader
ultraliberista in una eventuale contesa elettorale. Alla sua
iniziativa ha partecipato anche Maximo Kirchner, figlio di
Nestor e Cristina e leader di una corrente che tuttavia non
sembra sostenere con entusiasmo la leadership del governatore.
Oggi nemmeno il ricordo di un mito riesce ad unire il peronismo.
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