"Tutti noi vogliamo la pace e la
vogliono specialmente gli ucraini, che soffrono terribilmente.
C'è un elemento che ci tiene insieme ed è la carta delle Nazioni
Unite e il diritto internazionale. E' un sistema di regole che
tutti abbiamo a cuore". Lo ha detto la presidente della
Commissione Ue Ursula von der Leyen in conferenza stampa
sottolineando che il dibattito al vertice Ue-Comunità degli
Stati latinoamericani e caraibici (Celac) ha "chiarito che tutti
vogliamo una pace duratura".
La mancanza di unanimità su Kiev ha fatto sì che la guerra
in Ucraina venisse inserita nelle conclusioni del vertice. "Ho
detto chiaramente fin dall'inizio che non potevamo fare del
vertice Ue-Celac un vertice sull'Ucraina. Ma è chiaro che
l'Ucraina è una questione di grande importanza per l'Europa e
per il mondo, così come anche altri conflitti", ha rivelato il
presidente del Celac, Ralph Goncalves, intervenendo in
conferenza stampa. "Se leggete il capitolo sull'Ucraina vedrete
quello che dice. Cioé che esprimiamo grande preoccupazione per
la guerra contro l'Ucraina. E poi che sosteniamo tutti gli
sforzi diplomatici per una pace giusta e sostenibile in linea
con la Carta Onu", ha aggiunto.
Nella dichiarazione finale approvata dai leader di Ue e
degli Stati dell'America Latina e dei Caraibi si sottolinea
inoltre che "la schiavitù è un crimine contro l'umanità". I
leader esprimono "il pieno sostegno ai principi ed elementi
correlati contenuti nella Dichiarazione di Durban, tra cui il
riconoscimento che la schiavitù e la tratta degli schiavi,
compresa la tratta transatlantica degli schiavi, sono state
tragedie terribili nella storia dell'umanità non solo per la
loro esecrabile barbarie, ma anche per la loro ampiezza, la loro
natura organizzata e soprattutto la loro negazione dell'essenza
delle vittime, e che la schiavitù e la tratta degli schiavi sono
un crimine contro l'umanità", si legge nelle conclusioni
approvate.
"La Celac ha fatto riferimento al Piano in dieci punti della
Caricom (Comunità Caraibica) per la giustizia riparatoria", è
detto ancora.
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