E' stata completata
l'installazione della rete anti-suicidi sul Golden Gate Bridge
di San Francisco. Dalla sua inaugurazione nel 1937 quasi 2.000
persone si sono tolte la vita lanciandosi dal famoso ponte rosso
della città californiana.
Come riportano i media Usa, la rete abbraccia la parte est e
ovest del ponte lungo tutta la sua lunghezza, si trova a 6 metri
sotto il piano viabile e si allunga sopra l'acqua per circa 3
metri. La prima richiesta di prendere provvedimenti per limitare
il rischio di suicidi è arrivata poco dopo l'apertura del ponte,
otto decenni fa, ma è stato un piccolo gruppo di genitori di
vittime o di sopravvissuti a fondare la Bridge Rail Foundation
nel 2006 e a portare a termine il lavoro. Tra di loro, anche
Kevin Hines: all'età di 19 anni, nel 2000, si è gettato dal
Golden Gate Bridge mentre lottava con un disturbo bipolare, e si
è pentito di quel gesto non appena le sue mani hanno lasciato la
ringhiera. Il tuffo nell'Oceano Pacifico per l'equivalente di 25
piani gli ha causato la rottura della schiena, ma è comunque
stato una delle 40 persone miracolosamente sopravvissute dopo
essersi gettate. Hines, suo padre e un gruppo di genitori che
hanno perso i propri figli hanno chiesto incessantemente una
soluzione per due decenni, incontrando la resistenza di chi non
voleva alterare l'estetica dell'iconico ponte.
"Se la rete fosse stata lì avrei ricevuto immediatamente
l'aiuto di cui avevo bisogno e non mi sarei mai rotto tre
vertebre - ha detto Hines - Sono così grato che un piccolo
gruppo di persone che la pensano allo stesso modo non abbia mai
rinunciato a qualcosa di così importante."
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