Zii e cugini di Erik e Lyle
Menéndez si riuniscono oggi davanti al tribunale di Los Angeles
in segno di vicinanza ai due fratelli condannati per aver ucciso
a fucilate i genitori nella villa familiare di Beverly Hills nel
1989. Una ventina di parenti terranno una conferenza stampa
sotto al palazzo di giustizia perché sono convinti che i due
fratelli, che allora avevano 18 anni e 21 anni, abbiano agito
per porre fine a decenni di abusi sessuali, umiliazioni e
violenze da parte del padre e della madre: circostanze invocate
anche dai due imputati ma non considerate durante il secondo
processo che li ha condannati all'ergastolo nel 1996.
Il tempismo della conferenza stampa è significativo. Il
procuratore distrettuale George Gascón (magistrato progressista
che il 5 novembre corre per la rielezione) ha dichiarato a
inizio mese che sta effettivamente riesaminando il caso, visto
che nella richiesta di revisione presentata nel 2023 dagli
avvocati difensori ci sarebbero nuove prove.
Una di queste sarebbe la lettera ritrovata, a processo già
concluso, da un cugino dei Menéndez, Andy Cano, in cui a
dicembre del 1988 Erik si sfogava scrivendo "cerco di evitare
papà. Sta succedendo ancora, Andy, ma adesso è peggio. Non so
mai quando succederà e sto impazzendo. Ogni notte resto sveglio
pensando che potrebbe entrare". Lo stesso Gascón ha pubblicato
la lettera, scritta a mano, sul suo profilo Instagram,
cancellando subito dopo il post.
L'efferato omicidio nel cuore della ricca e tranquilla
Beverly Hills e soprattutto i processi a carico dei due rampolli
figli delle vittime attirarono molta attenzione trent'anni fa,
negli anni in cui la città veniva scossa dalle rivolte razziali,
dal terremoto di Northridge e dal caso altrettanto mediatico
contro OJ Simpson. A riaccendere l'interesse su questa saga
legale, la serie prodotta da Ryan Murphy per Netflix Monsters:
The Lyle and Erik Menendez Story. La settimana scorsa, sulla
stessa piattaforma è arrivato anche un documentario (The
Menendez Brothers), in cui si raccontano con dettaglio gli abusi
fisici, sessuali ed emotivi che avrebbero subito dal padre,
dirigente dell'etichetta musicale Rca, con la complicità della
madre.
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